368 CAPITOLO XI. cevuto soltanto gli ordini minori, ebbe Lucilio, Torquato ed Elena, una famiglia non consacrata dal rito, ma allietata dall’affetto <’>. Neppur della donna, ch’ebbe tanta parte del cuore e della vita del Bembo, si conosce la vita. Che fosse bella — eximiae formae — dicono monsignor Della Casa e altri contemporanei, ma di più non sappiamo. Soltanto esiste una lettera autografa della Morosina al Bembo, tanto più preziosa in quanto non si conoscono lettere del Bembo alla Morosina stessa. In questa, FRONTESPIZIO DELLE • SORTI » DEL MARCOLINI. Disegno di Giuseppe Porta del Salviati. con la data del 25 febbraio 1525, la Morosina chiama teneramente il Bembo anima mia cara, gli dà saggi consigli intorno a una lite, che lo aveva fatto partire per Roma e poteva dargli incomodi e spese, lo consiglia a ritornare presto nella sua bella villa di Santa Maria di Non — a riposare e galdere quelo che dio ue a dato — lo basia mille notte insino di qua — e gli dice che il piccolo Lucilio sta così catiuolo perchè /a denti adeso <2>. (1) Cian, Un decermìo cit., pag. 15. (2) Anche questa lettera esiste all'Ambrosiana, e fu pubblicata per la prima volta dal bibliotecario, monsignor Achille Ratti, ora papa Pio XI, nel « Giom. stor. d. lett. it.a. 1902, voi. XL, pag. 335.