434 CAPITOLO XIII. Ioni, portando a spalla barelle (soleri), su cui erano preziose reliquie e immagini e croci, passarono prima le scuole e le confraternite religiose, il clero, i magistrati, i patrizi, e, in fine, fra senatori e ambasciatori, il doge Sebastiano Venier, maestosa figura di vecchio, vestito di bianco, con un gran manto d’argento sulle spalle. « Nel-« l’arrivo di Sua Serenità al ponte » scrive un contemporaneo « parve disfarsi il mondo, « perchè da artiglieria, tamburi, trombe e voci di popolo, fu gloriosamente e repentinamente percossa l’aria». Nella chiesa di legno si cantò la messa, con la musica di Giuseppe Zarlino. Fu questa la prima festa del Redentore. Nei ricevimenti dei principi e degli ambasciatori delle grandi nazioni, Io stato dimostrava tutta la sua magnificenza. Se un personaggio cospicuo annunziava il suo arrivo, la città si parava a festa, e la Signoria mandava a riceverlo trenta nobili, scelti fra i più vecchi, o fra i più giovani, secondo il grado dell’ospite. Se era un re, o un gran principe, o un cardinale, lo stesso doge sul bucintoro andava a incontrarlo (1). Il nunzio pontificio e gli ambasciatori dei monarchi, che entravano per la prima volta nella sala del palazzo ducale, facevano inchini e riverenze; e i membri del collegio si levavano e si scoprivano, ma il doge non si toglieva il suo berretto, se non dinanzi ai sovrani, ai principi reali di Francia e ai cardinali. Troppo lunghe e troppo note molte descrizioni di festose accoglienze a monarchi e a principi; ma non sembra inutile ricordarne alcune, o men conosciute, o troppo celebri per essere dimenticate. Un francese descrive la brillante reception, nell’agosto del 1502, ad Anna, figlia di Guglielmo conte di Candale, da pochi mesi sposa di Ladislao VI, re di Boemia e d’Ungheria. La bella giovinetta, diciassettenne appena, abbandonava la corte di Francia, dove era vissuta sotto le cure materne della regina Anna di Bretagna, e non senza commozione lasciava tutto ciò che aveva amato nella sua giovinezza, nè poteva cancellare dalla sua pura anima l’imagine di un bel cavaliere, il giovine conte Francesco di Dunois. Il viaggio da Parigi in Ungheria è narrato ad Anna di Bretagna da Pietro Choque, uno degli araldi d’arme della regina di Francia, che faceva parte del séguito. Al suo arrivo a Venezia, la giovine regina fu accolta sul bucintoro dal doge Leonardo Loredano e da dugento e quaranta dame, « toutes vestues de drap d’or, velour, dainas ou satin cramoisy; de richesses, chas-« cune d’icelles en avoit tant qu’il n’y avoit lieu depuis leurs saintures jusques sur « leurs testes, hors leurs visaiges, qui ne fust couvert de pierrerie, comme dyamens, « rubiz, esmeraudes, topasses, perles, et autres pierres, en si grant nombre que quant « ilz se tournoient tout reluisoit ». Le gentildonne incominciarono le danze, e intorno al bucintoro si assiepava un fitto stuolo di barche, piene di dame, di patrizi, di maschere. La regina, alloggiata nel palazzo del duca di Ferrara, visitò durante il suo soggiorno, la basilica, l’arsenale e i più celebri monumenti, e fu invitata nella sala del maggior consiglio a un gran banchetto, finito il quale, sul palco costruito per le danze, si rappresentarono spettacoli di soggetti mitologici, che avevano per scena l’isola di Citerà, coi personaggi di Venere, Pallade, Giunone, Paride ed Elena (2). In quello stesso anno 1502, tre altre nobili signore, la duchessa d’Urbino, la marchesana di Mantova e la marchesa di Cotrone, giunsero in forma privata, e furono alloggiate nel palazzo Trevisan a Sant’Eustachio, visitate dai magistrati più eccelsi e regalate di ricchi presenti (3). Anche Bona, vedova di Sigismondo re di Polonia (1554), salutata (1) Arch. di Stato, Cerimoniali, n. 1, c. 13. (2) Céremonies du mariage d'Anne de Foix avec Ladislas VI roi de Bohème, de Pologne et de Hongrie, discours par Pierre Choque dit Bretagne, roi d’armes (mai 1502), in « Biblioth. de l’école des chartes », Paris, a. 1861, t. II, jpag. 156 e seg., ed. Le Roux de Lincy. (3) Sanudo, IV, 234.