LE CONDIZIONI SANITARIE ECC. 51 sue vittime: un frate confessore, un medico e alcuni negozianti, accusati di aver sparso il veleno con robe infette, furono impiccati <*>. Il volgo si dava alle penitenze, ai digiuni, ai cilici, avendo poca fiducia nelle buone regole sanitarie e nei miedeghi de PadoaW; ma il suo buon umore non si smentiva neppur fra gli orrori del morbo. La città era quasi deserta, le strade squallide, cessato per tutto ogni rumor di botteghe, ogni chiacchierio di passeggeri; e pur sulle imposte chiuse di qualche bottega si vedevano attaccati cartellini con scritte satiriche, come queste: Per schivar el scandalo — El mistro ga paura — Se no vogio vender, cossa gaveu vu da far ? <3>. Taluni, intanto farneticando coll’astrologia, volevano trovare la natura del morbo <4>; IL LAZZARETTO NUOVO. (Dalle « Ventiquattro prospettive delle Isole» di Francesco Tironi. Venezia, Furlanetto, sec. XVIII). « la figura delineata dal Bartolini mostra la manica larga nella sua estremità, noi giudichiamo che fosse ristretta e be-« nissimo unita al braccio, e forse con li guanti. In aggiunta all’abito ponevano al volto una maschera, intinta nella « cera, che copriva tutto il viso, ed il capo, con nascondere i capelli, acciò non s’imbevessero di quei miasmi pericolosi, e « si difendevano gl’ochi, con gli occhiali, ed il naso, con un rostro adunco, in forma che restasse luogo al respiro, riem-« piendo quel vano di odori alessifarmaci e grati. Benché a prima vista riuscisse la moda ridicola, non fu discaro « però assicurarne allora a costo di un poco di riso la propria e l’altrui salute. Per altro nel 1478 comandò il Maggior «Consiglio a’ 16 di luglio, che foss’eseguito la seguente Legge: Medici in tempore pestis de Venetijs non discendant. Al * Sig. Domenico Vincenti Speziale da Medicine a S. Maria Mater Domini ». Il Grevembroch menziona il Bartolini che, in-« sieme con un suo fratello, insegnò l’anatomia, ed esercitò la chirurgia in Danimarca. (1) Morpurgo, op. cit., pag. 137. (2) La musa vernacola (Versi ined. sulla peste del 1575 e 76, pubbl. da A. Pilot, Venezia, 1903) cantava: Che miedeghi de Padoa Che cercar prime cause Che defensivi e pitime Che empiastri onguenti e pirole? Le xè cosse superflue Che no relieva un pulese. Fazzasse penitentia Con dezuni e vegilie, Con sachi e con celicij... Però chi rege e modera In temporal e in spirito Questa cittade amplissima, Senza respetto minimo Indrizzi per giustitia Verso di Dio humilissima; Ch’altra strada non vedesi, Nè altro rimedio salubre A placar l’ira accerima Del gran motor di seculi. (3) Gallicciolli, I, 801. (4) Un contemporaneo scrive: « Non si può negare da persona alcuna che i corpi superiori non siano patroni et « dominatori dei corpi inferiori di questo nostro basso mondo, avenga che non sia bisogno affaticarsi in provarlo, non * voglio però restare ch’io non ne dica una sola parola per mia sodisfattione. Pietro d’Abano, medico da vero, filosofo