34 CAPITOLO II. PALMA IL VECCHIO : SANTA BARBARA. (Chiesa di S. Maria Formosa). (1) Bianchini, La chiesa di S. Maria Formosa, Venezia, 1892, pag. 31; Scrinzi, La scuola di S. Barbara dei bombardieri in Venezia, in « Racc. di storia ed arte ed. dal Museo Correr », Milano, 1919, voi. I, pag. 237 e segg.; Pavanello, La chiesa di Santa Maria Formosa, nella VI sua ri-costruzione (639-1921), Venezia, 1921. PILO DELLO STENDARDO DELLA SCUOLA DEI BOMBARDIERI. CHIESA DI S. MARIA FORMOSA. A DESTRA LA SCUOLA DEI BOMBARDIERI. Incisione del sec. XVIII di Luca Carlevaris). ebbe sede nella canonica della chiesa di Santa Maria Formosa, dove l’altare concesso ai bombardieri fu adornato con l’ima-gine della loro protettrice, santa Barbara, il capolavoro di Palma il vecchio. In quell’anno era capo dei nuovi armati, mistro de zeto e bombardier, Zuanin della famiglia degli Alberghetti, i famosi fonditori di artiglierie al servizio di Venezia (I). Nel 1534 un patrizio ebbe l’ufficio di provveditore sopra le artiglierie e munizioni; nel 1589 i provveditori furono tre. Quando la Repubblica si volse alle cose di terra, dovè ricorrere alle armi assoldate. Con perspicace avvedimento politico, il generalissimo dell’esercito fu di solito un forestiero, il quale però, nel condurre la guerra, aveva sempre al suo fianco, consigliere vigilante, un patrizio col titolo di provveditore generale. L’ordine dell’esercito, in pace e in guerra, fu nel 1319 affidato al savio della scrittura, che corrispondeva all’odierno ministro della guerra; il collaterale vigilava sulla disciplina della cavalleria; il savio alle ordinanze su quella delle soldatesche di terraferma. I Veneziani furono tra i primi ad armare la fanteria con gli schioppi, a istituire il tiro a segno, a dare all’esercito savi regolamenti, che ebbero però breve durata, perchè, dopo la sconfitta di Ghiaradadda, caddero in disuso. Alla fine del secolo XV, l’esercito, in tempo di pace, era di 10.000 cavalli e di 7000 pedoni ; in tempo di guerra di 20.000 cavalli e di un numero indeterminato di fanti, coscritti da ogni parte d’Italia, dei fidi Dalmati o Schiavoni, delle craine, milizie confinarie della Dalmazia, dei Montenegrini, dei Croati a cavallo, dei Morlacchi, degli Svizzeri. Le cernide, milizie di contado, destinate alle fazioni delle scorrerie e del guasto, furono istituite nel 1506, quando fu dato il carico a Lattanzio Bonghi da Bergamo di raccogliere 6000 fanti paesani. Le nuove mi-lizie difesero strenuamente Rove-reto e Riva contro le armi di Mas- similiano, e combatterono Vittorio- ÌÉM samente, sotto Bartolomeo d’Al- ’5fiR|||SKi viano, in Cadore. Il Senato pensò ] ■-'V S allora di aumentare le milizie pae- I IÌÉTOjX f sane fino al numero di 10.000 fanti. i ■jflgÉllf&j; 1 descritti delle cernide si addestra- si rono presto e facilmente all’uso delle armi, gareggiarono in breve, per valore, con le compagnie dei provvisio- j^^HaEgpk