LA NUOVA CULTURA 237 molao (Almorò), il grande umanista (n. 1453), che la virtù dell’animo e dell’intelletto non valse a salvare da una fine infelice. Morì nel 1493, in esilio a Roma, dov’era andato ambasciatore, e dove cadde in disgrazia della Repubblica, per avere accettato dal papa, contro le leggi e l’assenso della signoria, la nomina a cardinale e a patriarca d’Aqui-leia. Della stessa illustre casata furono Daniello (n. 1514, m. 1570), patriarca di Aqui-leia, multiforme ingegno, Marcantonio (n. 1518, in. 1595), bailo a Costantinopoli, agli artisti e agli studiosi benefico, Marco (n. 1511, m. 1570), che scrisse la utilissima genealogia delle famiglie veneziane. La stirpe dei Grimani s’onora del patriarca Domenico e dei tre nipoti di lui, Marino, Marco e Giovanni, anch’essi patriarchi d’Aquileia. Dal Parnaso, diceva l’Aretino, sembrava avesse origine il seme dei Veniero (l), tra i quali, il senatore Giannandrea (m. 1558), di molta autorità per ingegno e dottrina, ebbe due figli poeti, Domenico e Lorenzo; padre quest’ultimo di due altri poeti, Maffeo e Alvise (2). Bernardo Bembo (m. 1519), magistrato coltissimo, operoso, caro a Lorenzo de’ Medici e ai primari letterati contemporanei, raccoglitore di codici preziosi, seppe, vicedomino in Ravenna, nobilmente onorare la sacra memoria dell’Alighieri (3). Con la nobiltà della progenie, ereditò le sue virtù il figlio Pietro (1470-1547), atto ad ogni più elevata opera d’ingegno. Per impedire che il moltiplicarsi soverchio dei cultori delle discipline erudite distogliesse i patrizi dall’adoperarsi con zelo nei magistrati cittadini e nella pratica degli affari, lo stato, così largamente ospitale agli studiosi di ogni paese, favoriva l’emigrazione de’ suoi dotti in altre città (4), specialmente a Roma, dove alcuni di essi divennero protonotari, cardinali, papi, propagando il nome e la cultura della patria. Quando Roma aveva bisogno di valenti uomini di stato li sceglieva fra i veneziani e li nominava cardinali. Così avvenne per Almorò Barbaro, per Gasparo Contarmi, per Bernardo Navagero e per altri (5). Quando al Contarini, che si trovava nel consiglio del doge, giunse la notizia inaspettata che Paolo III lo aveva insignito della porpora cardinalizia (1535), uno dei consiglieri, Alvise Mocenigo, che pur aveva nelle cose politiche dissentito sempre da lui, ebbe a dire : « Codesti preti ci hanno rubato il miglior cittadino che avesse questa città». Cionondimeno esperti uomini di stato ne restavano sempre a Venezia. L’arte, (1) Aretino, Lett. cit., lib. I, c. 163. (2) Ap. Zeno, Annoi, alla Bibl. Fontani ni cit., voi. Il, pag. 46. (3) Cian, Per Bernardo Bembo, in - Giorti. stor. d. lett. it. », a. 1896, voi. XXVIII, pag. 348 e a. 1898, voi. XXXI, pag. 49 c segg. (4) Parecchi veneti onorarono l’insegnamento anche in paesi stranieri, come Paolo Paradisi che, intorno al 1530, lesse lingua ebraica all’università di Parigi, dove, circa mezzo secolo prima, era stato rettore Girolamo Aleandro di Motta sulla Livenza. (5) Diamo i nomi dei cardinali veneziani, rimanendo entro i confini dell’età moderna: Almorò Barbaro (1481), Domenico Grimani (1493), Marco Corner (1500), Pietro Ciera ( 150Ì), Francesco Argentin (1505), Francesco Pisani (1513), Pietro Quirini (1527), Marino Grimani (1527), Francesco Corner (1527), Gasparo Contarini (1534), Pietro Bembo (1539), Andrea Corner (1544), Luigi Corner (1551), Marcantonio Da Mula e Bernardo Navagero (1561), Luigi Pisani (1565), Gio. Francesco Commendone (1565), Agostino Valier (1583), Federico Corner (1585), Gio. Francesco Morosini (1588). Lorenzo Priuli (1596). Tiara et purpurea veneta ab anno 1379 ad annum 1759, Brixia, 1761. MARCO ANTONIO COCCIO SABELLICO. (Ritratto di proprietà del principe di Vicovaro, nel palazzo Bolognetti, già Orsini, in Vicovaro).