38 CAPITOLO II. le spese alle entrate. Specialmente dopo un periodo di guerra, si formavano ottimi propositi per l’estinzione del debito pubblico, ma non avevano quasi mai buon esito, onde qualche volta era necessario differire i pagamenti. Le riforme, consigliate e affermate sulla carta, spesso non si riducevano in atto. Così, nella seconda metà del Cinquecento, per ben quattro volte, a breve distanza di tempo, furono regolate le spese e le entrate, col lodevole intento di risanare il bilancio, Jma con effetti assai scarsi <*>. Alla rovina dell’erario si aggiungeva lo scompiglio dei banchi privati, ai quali andavano sempre più mancando i depositi di denaro, che i ricchi collocavano in beni immobili, essendo ormai le imprese mercantili di scarso profitto. Per tal modo l’attività bancaria si trovò tra la penuria del capitale, adoperato nei possessi fondiari, e le esigenze del pubblico erario, che chiedeva in prestito ai banchi de scripta molta parte delle somme ricevute in deposito dai privati. Ne seguirono parecchi fallimenti, e alla fine del secolo XV sono ricordati, tra i più rovinosi, quelli dei patrizi Garzoni(1498) e Lip-pomano (1499). Nel 1513 fallì anche il banco di Girolamo Priuli, il patrizio magnanimo, che, tra i rovesci della fortuna, seppe serbare intatta l’onestà e la dignità. « Patientia! Non « posso piui! La mia cattiva « sorte, li cattivi tempi, la « ruyna dello Stato veneto, « sarà stata cauxa et non li « mei manchamenti, » esclama lo sventurato, il quale, avendo « cavedal di pagar tutti », accomodò presto le cose sue e, lasciati glijaffari, trascorse beneficando il restante della vita, che si chiuse il 6 luglio 1547 <2>. Per evitare i fallimenti che, oltre al danno, offuscavano il buon nome di Venezia, si decretò di aumentare le cauzioni dei banchieri (1523), e furono istituiti i provveditori sopra banchi (1524-26); ma erano espedienti inefficaci, e altri più severi TRIREME. (Dalla « Milizia Marittima » di Cristoforo Canale). Si. (Biblioteca Marciana, Cod. it., IV, 50) (1) Non considerando che la seconda metà del secolo XVI, la regolazione di tutte le pubbliche casse e delle rendite e spese fu fatta negli anni 1579, 1582, 1587, 1595. Bilanci gen. cit., voi. I, ser. II, pag. 259 e segg. (2) Sanudo, XVIII, 354, 369; Fulin, G. Priuli e i suoi Diarii, in « Arch. Ven. » cit., t. XXII, pag. 137.