IL TIPO DELL’UOMO E DELLA DONNA ECC. 311 la chioma offuscantem jrontem (1). Tollerate le cuffie d’oro e d’argento, ma senza ricami e di prezzo non superiore ai dieci ducati <2). S’inasprivano le multe contro il gentile e ricco ornamento delle perle, non permettendosene al collo che un solo filo del valore massimo di dugento ducati (3), proibendo i concieri da testa, i drexadori, ossia le file di perle da intrecciarsi nei cappelli, le camicie e le cinture ornate di perle (4). Non minore severità contro le gemme e gli oggetti d’oro: le catenelle, i puntali, le rosette d’oro smaltato, i braccialetti, i monili, gli anelli gioiellati e i pendenti alle orecchie, che non doveano essere ornate se non con un semplice anellino d’oro schietto <5>. Ma tanto era vivo l’amore dei gioielli che i nobili poveri ne prendevano a prestito (6), così che il 7 dicembre 1453, Nicola Bernardo proponeva che tutti quelli, i quali avessero oggetti preziosi a fitto, ne dovessero presentare un elenco col nome dei proprietari; a questi si sarebbe dovuto infliggere una multa pari alla metà dell’interesse percepito. Per eludere le leggi si aguzzavan gl’ingegni, e da pochi imitato fu l’esempio di un uomo, che pur era indulgente alle manifestazioni del lusso, il doge Andrea Gritti, il quale, nelle feste per la sua incoronazione (1523), avendo veduta una sua nipote con una veste d’oro, proibita dalle leggi, le ordinò di ritornare a casa per indossare un abito più modesto <7>. Molti cittadini invece, più tosto che rinunziare ai compiacimenti del lusso, pagavano le pompe, come si diceva per significare lo spontaneo pagamento delle multe fissate per le trasgressioni ai decreti. Qualche volta le donne, obbligate dal magistrato a consegnare le gemme vietate, le presentavano false. Altra volta i trasgressori ricorrevano agli avogadori, e non di rado ottenevano l’annullamento delle sentenze dei provveditori (8), poiché per ¡[patrizi, per i giudici stessi, il metter freni alle manifestazioni del lusso era ofìcio odioso, come bene osservava Marin Sanudo (9>. Più esposti a quest’odio erano i fanti dei provveditori, spesso (1) Bistort, op. cit., pag. 215; C. X. Misti, reg. 19, c. 178, 15 marzo 1480. (2) Arch. di Stato, Senato Terra, reg. 22, c. 147, 24 genn. 1523. (3) Bistort, op. cit., pag. 186. (4) Arch. di Stato, Senato Terra, reg. 36, c. 53 t., 5 genn. 1549. (5) Parte diuerse et ordeni cit. (6) Il Casola (pag. 5) scrive: «Quelle donne ■ che possono et anche quelle che non possono.... « hanno de grandi zoie.... Ho dicto anche quelle « che non possono, perché mi fu dicto che molte • ne pigliavano in fitto». (7) Sanudo, XXXIV, 184. FORME DI SCARPE SCOLPITE SOPRA UH PILASTRO DELLA CASA BlSTORT, Op. Cit., pag. 27. DEI CALZOLAI TEDESCHI A SAN SAMUELE. (9) SANUDO, Cron.* CÌtM pag. 150.