L’ARTE NELL’INDUSTRIA 143 COLUBRINA DI FERRO BATTUTO CON ORNATI DI BRONZO, ATTRIBUITA A UN ALBERGHETTI (SEC. XVI). La più ricca delle industrie artistiche, l’oreficeria (l), continua a ispirarsi all’arte straniera, specialmente tedesca (2), ma nello stesso tempo va assumendo nuove forme con « unze do de marchizeta et unze do de rame. Item lire sie de stagno vecchio bon e fin. E da poi, fonduto tuto insieme, «questa se intenda esser bona et fina charatada ». Niuno poteva battere o tornire lavori usati, e si vietava di portare fuori di Venezia i ferri e le forme del mestiere. I maestri dell’arte, che erano per la maggior parte tedeschi o fiamminghi, dovevano bollare gli oggetti con el suo nome con una Corona di sopra. Nel 1520 (9 marzo) il consiglio dei dieci ordinò che invece della corona si ponesse il nome del maestro e un bollo de s. Marco. Intorno al modo di lavorare lo stagno o il peltro ci dà qualche notizia il Garzoni nella sua Piazza Universale. Si gettava il metallo in certe forme di tufo bianco; poi l’oggetto greggio, saldato a un tornio, si riduceva perfetto e sottile con un ferro alquanto torto; infine con un panno e con terra di Tripoli l’opera si bruniva. (1) Nel secolo XVI fu ricostruita la scuola degli orefici, che era presso la chiesa di San Giovanni Elemosinario a Rialto, e fu ornata con un dipinto di Sante Peranda e una statua di bronzo di Girolamo Campagna. In questa chiesa gli orefici avevano un loro altare e la loro arca sepolcrale. L’arte comprendeva: gioiellieri, gioiellieri da falso, diamanteri, legatori di gioie alla veneziana, legatori di gioie alla francese, lavoranti di catenella d’oro, di filigrana, di catena d’oro massiccio, di argento alla grossa, alla minuta, cesellatori, lavoranti a sbalzo, faccettatori di diamanti, di cristallo di monte, di rubino, smeraldo o granato, fonditori a lutto e a staffa, pittori di smalto. (2) Nel 1497 Rigo Exler de Auspurgh, gioielliere in Venezia, faceva pel marchese di Mantova « due gioielli grandi di « cappello, uno cum fogia di uccello pulicano, l’altro de una anisella [cum] uno unicorno cum più diamanti, smeraldo, ru-« bini, zaffiri, perle et una granata grande, ogni cosa lauorata a la todescha ». (Bertolotti, Le Arti minori alla Corte di Mantova cit., pag. 284). Nel 1570 abitava ai Santi Apostoli Matteo Costan, « orevese de Bolzan intagliator de pietre pre- BOCCA DELLA COLUBRINA ATTRIBUITA A UN ALBERGHETTI. (Sala d’armi del palazzo ducale).