Capitolo XIV. LA CORRUZIONE DEL COSTUME Venezia, non turbata dalla discordia delle fazioni, dalle rapine sanguinose delle Signorie, dagli orrori delle invasioni straniere, appariva, col suo fermo governo, la città più ordinata e disciplinata d’Italia. S’intende da per sè che neppure la severa preveggenza dei governanti poteva rendere la vita interna molto diversa da quella degli altri paesi, per ciò che concerne i mali inerenti all’umana natura; onde anche la quiete e la sicurezza di Venezia erano turbate da crimini al pari di altre città. Delle violenze e dei delitti avvenuti in questo tempo, troviamo memoria nei cronisti, specie nel Sa-nudo, i cui Diari si possono dire lo specchio raccoglitore della vita veneziana, pubblica e privata, compresa tra la fine del secolo XV e l’anno 1534. Il grande cronista nota le memorie e tristi e liete, le vicende di pace e di guerra, le deliberazioni dei pubblici consigli, i riassunti dei dispacci degli ambasciatori, le figure di guerrieri e di togati, e nello stesso tempo raccoglie i fatti spiccioli, le molte e varie particolarità della vita quotidiana. Non trascura neppure le ruberie e gli omicidi, le rapine e le violenze, così che se questi tristi particolari si volessero trascegliere, distaccandoli dal complesso dei grandi fatti politici, Venezia si mostrerebbe come uno scellerato teatro di delitti. Ma tale apparirebbe anche la più incivilita città moderna, se si volesse giudicarla dai registri delle sentenze de’ suoi tribunali criminali. Lo stesso Sa-nudo ammonisce come certi particolari, per quanto esecrandi, sieno di poco o niun momento rispetto alle città e agli stati. Nè la serenità dei giudizi abbandona il cro- TABERNACOLO DELLA CASA GIÀ DEI SORANZO SUL RIO DELL’ANGELO A VENEZIA.