I FESTEGGIAMENTI E LE CERIMONIE PUBBLICHE 431 partamento dogale esiste ancora abbandonata e rovinata la cucina che rievoca il ricordo dell’abbondanza delle derrate, che un giorno affluivano da ogni parte. Pesci d’ogni qualità, specialmente storioni e sogliole, insieme con anitre selvatiche (oselle), eran forniti dai proprietari delle valli da pesca e da caccia, e dai pescatori di San Niccolò, che a Natale offrivano dugento cefali e venti oselle. Per la stessa occasione, il comune di Chioggia dava una botticella (caratélo) « de quarte 8 de buon vin dolce « trebian col caratei condutta a sue spese fin in caneva del dose», e due anfore e mezzo del prelibato vino di ribuola perfettissima mandava il comune di Muggia. SCUOLA DI PARIS BORDON — INCONTRO DEL DOGE LORENZO PRIULI COL GASTALDO DEI CALZOLAI. (Venezia, Accademia). Questo tributo era recato da due ambasciatori, che giungevano dall’Istria sopra una barca condotta da dieci uomini, ai quali il serenissimo offriva lauto cibo. Anche talune magistrature offrivano regalie in vettovaglie, come l’ufficio delle rason vechie e nuove, il quale mandava a Natale dodici maiali di libbre dugento ciascuno. Al tributo gastronomico contribuiva altresì il clero: il patriarca offriva a Natale quindici capponi buoni e quindici paia di oselle buone-, un maiale da dugento libbre dava in offerta il monastero di Santo Spirito e uno da centoventi quello di Sant’Antonio. Più graziose regalie provenivano da altri monasteri: per esempio quelli di San Zaccaria e di San Lorenzo «erano tenuti dare ogni anno in 17 volte calisoni (ciambelle) n. 1020». Una cestella con calisoni n. ioo indorati portava al doge, nella vigilia di Santo Stefano, il monastero di San Giorgio, ma vi aggiungeva quattro guastade dorate con l’arme del principe,