LA FAMIGLIA 345 impersonò nel trionfatore macedone l’autorità dello Stato, dinanzi alla quale ogni altra potenza doveva inchinarsi. Altri patrizi, come i Pesaro, si fecero effigiare da Tiziano ai piedi di Cristo e della Vergine, non soltanto per atto di devozione, ma altresì per segno d’impero, affinchè il popolo, adorando la divinità, piegasse in pari tempo le ginocchia dinanzi alle immagini dei reggitori dello Stato. In un altro quadro sacro di Paolo è ritratta la numerosa famiglia cittadinesca dei Cocchia, e in una Sacra famiglia di Vincenzo Catena vediamo l’intimità domestica popolana nell’affaccendamento amoroso del padre, della madre e dell’ava, tutti occupati intorno al bambino. Il pittore non dimentica, particolare curioso, il carruccio da bimbi. Anche le tristi ore dei dolori domestici hanno qualche espressione efficace nei grandi DOLORE FUNEBRE. Giovanni bellini — la PIETÀ. (Milano, Brera). maestri della pittura veneziana, che ci fanno assistere all’appressarsi della morte in qualche quadro, che rappresenta l’agonia della Vergine o di qualche santo. L’angoscia che curva le fronti e scioglie il pianto della devota gente, che circonda il cadavere di Cristo, ha invece una significazione profonda di strazio in qualche pittore quattrocentesco, specialmente in Giambellino e nel Carpaccio; ma negli artefici dell’età successiva, lo spettacolo della morte non ha disperazioni estreme, e nella stessa tragedia del Golgota si fanno intorno al martire divino, con atti amorosi le donne, e con atteggiamenti incomposti, quasi da scena, gli uomini. Fra tante splendide pitture ci arresta, per un ingenuo sentimento di tristezza, una rozza miniatura, che ci trasporta sulla soglia di una stanza, dove l’infermo riceve il Viatico dalle mani del sacerdote; al supremo atto religioso assistono, o genuflessi o in piedi, altri preti con torce in mano, e in un angolo tre donne in pianto. La miniatura orna la mariegola della confraternita del corpo di Cristo; è del 1503, e dalla chiesa di San Cassiano fu collocata nel museo Correr.