I PALAZZI, GLI ORTI, LE VILLE 181 (Dal « Novellino » di Masuccio Salernitano, Venezia, 1492). molto ornati <>>. Lo spazio nel mezzo delle stanze si lasciava vuoto, a fine di potervi trasportare dall’una all’altra tavolini che si adoperavano anche per mangiare (tavoli da marnar suso) <2>. Il mobile principale, che serviva da armadio, da sedia, da tavolino, era il cassone (3), che aveva sostituito l’antica arcella, la quale conteneva la dote e i gioielli della sposa. I cassoni e i forzieri alla veneziana <4>, a eleganti modanature, a tarsie e intagli, con ornamenti di cuoio, di ferro a sbalzo, di pastiglie e di stucco erano molte volte dipinti sulla faccia anteriore dai maestri più insigni <5). Un mobile singolare era anche il restello, che dapprima doveva essere una tavoletta di legno fissa al muro con tre o quattro piuoli in fila, per attaccarvi abiti o cappelli, al quale uso si adoperava inoltre un altro arnese di legno, composto di un’asta che si reggeva su tre piedi, alla cui cima erano due o più grucce (homo de legno)(6). Nelle (1) È curiosa negli inventari veneziani la miscela di ricchi oggetti con povere cose. Nell’inventario, per esempio, della casa Odoni (23 giugno 1555), fra i più preziosi oggetti d’arte antica e moderna, sono diligentemente notati: una lima col manego de osso, un pezzetto de chrestallo mal condizionato, un rodoletto de cordella. Cfr. O. Ludwio, Archivalische Beiträge ecc. cit., vol. IV, pag. 56 e segg. (2) Una tavola de larese da manzar suso. (Inventario Varisco de Bussis, 1524, Cancelleria inf., B. 34). (3) Il cassone nel Quattrocento era quasi il solo mobile di cui si faccia menzione negli inventari e nei testamenti. Nel testamento di un ricco negoziante di seta, dell’anno 1473, sono notati ventiquattro cassoni e soltanto quattro sedie. Bode, Italienische Hausmöbel der Renaiss., Lipsia, 1920, pag. 29. — Una càssa de nogara lavorada de remesso bianco da tegnir paneseli dentro ( Invent. Nicolò Erizzo, 1525, Cane. inf. cit., B. 34). — Cinque (casse) de noghera indorade, sie indorade a figure', casse h. sie dorade et deperite, do con lioni et paesi et quattro con tondi in mezzo lavorade con oro mase-nato (Invent. di Pietro Gritti, ab. a S. Salvatore, Cariceli, inf., B. 34). (4) Malaguzzi-Valeri, La Corte di Lodovico il Moro, Milano, 1913, vol. I, pag. 81. (5) Bonifacio ornò « recinti di letto, casse e simili cose, poste in uso in quei tempi per delizie delle abitazioni, ove • erano figurate istorie sacre e profane ». Andrea Schiavone « lavorava molte volte per dipintori da banche, che per an-t tico privilegio del Senato avevano le loro abitazioni sotto ai portici della piazza San Marco, dipingendo nelle casse, solite ■ a vendersi, istoriette, fogliami, grottesche ed altre bizzarrie ». Ridolfi, Le meraviglie dell'arte cit., vol. I, ediz. von Halden, pagg. 98, 248, 295. (6) Un homo de legno — vedi Appendice, Documenti B, (n. IV, Invent. Badoer, 1521). UNA STANZA. 'Dal Doni * I Marmi », Venezia, Marcolini, 1552).