L’ARTE NELL’INDUSTRIA 171 erano dipinti anche il taglio e il dorso dei libri, come fece Cesare Vecellio per una piccola preziosa biblioteca del bellunese Piloni (1>. Le ricche legature dell’età di mezzo, con lamine d’oro o d’argento, custodivano ancora le opere più diverse: così il breviario Grimani, capolavoro dell’arte ponentina (2), come la rozza mariegola dei calafati dell’arsenale. Alla fine del secolo XVI, la rilegatura divenne troppo sfoggiata, sovraccarica di ornamenti, e perdè l’eleganza che aveva quando si contentava di dare una veste decorosa ai volumi degli Aldi e degli altri impressori. A Venezia tuttavia questo decadimento fu meno avvertito, quando il primato di quest’arte passò le Alpi con il lionese Grolier, che era vissuto in Italia dal 1510 al ’30 Il marocchino, cioè la pelle di capra, conciata col sommacco, che si acquistava sulle coste barbaresche, e altre pelli, preparate a Venezia, servivano, oltre che alle coperte dei libri, a formar caschi, scudi, rotelle e turcassi, adorni di fregi elegantissimi: opere ROTELLA di lusso delicato, e pure a uso di semplici soldati, tanto era universale il gusto delle cose belle <4). Un’altra arte ricca ed elegante fu quella dei cuoi dorati, che si fabbricavano, più che altrove, a Cordova, a Venezia, e più tardi a Ferrara (5). I cuoi d’oro per paramenti di stanze, impressi a figure, a rabeschi, a fiori, a stemmi, a (1) Tessier, Di' Cesare Vecellio e de' suoi dipinti e disegni in una collezione di libri e disegni del sec. XV e XVI, Venezia, 1875. La raccolta di libri del Piloni fu venduta a stranieri. Erano pure dipinti i libri della biblioteca del monastero di San Giorgio Maggiore, e nel 1713 potè ancora ammirarli un fiorentino, Giovanni Battista Casotti, che accompagnò a Venezia Federico Augusto di Sassonia. Il Casotti descrive i volumi che « per le pitture che ne adornano « le coperte, formano negli scaffali una specie di parterre, vago alla vista». Casotti, Lett. da Venezia, Prato, 1866. (2) Goggiola, Il brev. Grimani della bibl. Marciana, Leida, 1908, fase. I, pag. 24. La legatura del breviario è uno squisito lavoro di oreficeria, forse di Vittore Gambello, con la coperta di velluto chermisino, ornata di borchie, targhette, ornamenti d’argento dorato, con gli stemmi e le immagini del cardinale Domenico e del padre suo il doge Antonio Grimani. (3) Fumagalli, Dici, cit., pag. 484. (4) Molinier, op. cit., pag. 237. (5) Il Campori (Sulla manifati. degli arazzi in Ferrara, Modena, 1871) parla dei cuoi d’oro veneziani. Negli Atti del Proc. di San Marco troviamo, fra altri: 1484, Angelus magister coreorum aureatorum. — 1496, Marco dai cuori d’oro. — 1540, Matio de li cuori. — 1560, Isac dai cuori d’oro. — 1590, Andrea Giacomo e Francesco cuori d’ori. — 1597, Donna Ortensia fa cuori d’oro, ecc. VENEZIANA DI CUOIO COLORATO CON ORNATI IMPRESSI E RILEVATI IN ORO (SEC. XVI). (Sala d’armi del palazzo ducale).