LA PITTURA NEL PIENO FIORE ECC. 103 intorno al 1455, vide la luce Vettore, che si credette nato in Capodistria . E nella città natia cessò di vivere intorno al 1520 <2>. Dell’ammirazione, da cui fu circondato ai suoi giorni, abbiamo più di un ricordo ne’ versi dei poeti, specialmente in quelli di una poco nota rimatrice toscana del secolo XV, Girolama Corsi Ramos, della quale il Carpaccio ritrasse le sembianze in un quadro che andò perduto <3). Un ritratto, ugualmente perduto, di Antonio Vinciguerra diede occasione ad altri versi laudatorii (4K Ma non i poeti soltanto gli fecero omaggio: quando stava dipingendo nella sala del maggior consiglio ebbe la visita del marchese di Mantova, Francesco Gonzaga, che, al pari della moglie Isabella, era protettore intelligente delle arti. Questa notizia ci dà lo stesso Carpacciojn una lettera diretta, il 16 agosto 1511, al marchese (5), e nella quale aggiunge come trovandosi un dì nella sua bottega, fu visitato da uno sconosciuto, che voleva acquistargli un quadro, rappresentante la città di Gerusalemme, che non si sa dove sia andato a finire. Stabilito il prezzo, lo sconosciuto non si fa più vedere, onde il pittore si dà attorno per conoscerne il nome, e viene a sapere ch’egli è maistro Laurentio, ossia Lorenzo Leonbruno, pittore del marchese di Mantova. E con schietta ingenuità scrive al Gonzaga, che il autor,tratto d. o.ovann, mansuet.. suo nome è dicto Victor Carpatio, e che a quei tempi non si sarebbe trovata un’opera simile alla sua, sì de bontà et integra perfectione come anche de grandeza. Neppure al Carpaccio mancarono le offese dei tristi, le quali talvolta onorano al pari delle lodi dei buoni; anch’egli come ìatsraz AUTOGRAFO DI VETTORE CARPACCIO. (1) Un figlio del Carpaccio, Benedetto, si trasferì in Capodistria, dove lasciò vari quadri. La prima data della vita artistica di Benedetto è l’anno 1537, inscritto nel quadro La Coronazione della Vergine, ora custodita nel municipio di Capodistria. Anche di Vettore l’Istria può vantarsi di possedere alcune opere, come il quadro d’altare nel duomo di Capodistria, e quello nella chiesa di San Francesco di Pirano. Forse da queste relazioni dei Carpaccio coll'Istria sorse la leggenda che vi fosse nato Vettore. (2) Nel 1526, l’altro figlio del Carpaccio, Pietro, si dice, in un documento, del quondam Vettore; del 1527 abbiamo un atto di Laura, relieta dal pictor Vettore, atto che si riferisce a un altro del 1525, donde però non risulta che Laura fosse già vedova. Si può adunque arguire che nel 1526 il pittore fosse morto. (3) V. Rossi, Di una rimatrice e di un rimatore del sec. XV: Girolama Corsi Ramos e Jacopo Corsi, in « Giorn. Stor. d. Lett. It. », Torino, 1890, voi. XV, pag. 183. (4) Colasanti, Due strambotti ined. di A. Vinciguerra e un ritratto del Carpaccio, in « Repertorium fùr Kunst-wissenschaft *, Berlino, 1903, XXVI, 198; Adelaide Sopetto, Le satire ed. ed ined. di A. Vinciguerra, Ciriè, 1904. pag. 11. (5) La lettera esiste nell’archivio Gonzaga di Mantova e fu da noi pubblicata la prima volta nel Carpaccio e Tiepolo, Torino, 1885, pag. 69.