L’ARTE NELL’INDUSTRIA 151 probabilmente faentina o/Til pavimento di smalto brillantissimo della cappella Landò nella chiesa di San Sebastiano, composto di circa trecento formelle, con briosi disegni di fiori, foglie, animali, pesci, uccelli, scudi, armi, a colori giallo, bianco, violetto e verde. Nel mezzo, lo stemma della famiglia Landò, e in una formella l’anno 1510. Gli artieri umbri e romagnoli, che venivano a metter su queste opere, educarono all’ arte operai vene- MUUN0 VENEZIAN0 PER "£'?*?.} C°L°R‘ PER L’*RTE.CE"AM,C*- r (Dal « Libro del Vasaio » del Piccolpasso). ziani, e presto sorsero fabbriche di ceramica anche sulle lagune. Non molte notizie sui cominciamenti di queste fabbriche (2), ma nel 1548 Cipriano (1) Argnani, II rinasc. delle ceramiche maiolicate in Faenza con doc. ined. racc. da C. Malagola, Faenza, 1897, pag. 48. Hanno pure tutta l’impronta delle maioliche faentine, ma sono attribuiti a Niccolò da Urbino, che operava in Castel Durante, i celebri piatti, dipinti da una sola mano con soggetti mitologici, che si conservano nel museo Correr, e devono esser appartenuti a qualche famiglia patrizia. Molinier, op. cit., pag. 148. (2) Nel 1504, in un conto di spese del duca di Ferrara, si trovano notate L. 2, per schudelle sette de porcellana con-trafacta di Venezia. (Campori, Della maiolica e della porcellana di Ferrara, Modena, 1871). A Venezia, nel 1518, un Leonardo Peringer, spechiarius in Marzaria, afferma di aver trovato uno novo artificio per fabbricare ogni sorte de porzelane. (Urbani de Gheltof, Studi intorno alla ceramica ven., Venezia, 1876, pag. 38), e nel medesimo anno Isabella d’Este si faceva mandare dal suo siniscalco Alfonso Trotti alcune piadenelle (scodelle) veneziane. Il museo di South-Kensington VETRI VENEZIANI DEL SECOLO XVI. (Palermo, raccolta Florio).