Capitolo III. LE CONDIZIONI SANITARIE — PREVIDENZA E ASSISTENZA SOCIALE —IL MOVIMENTO DELLA VITA CITTADINA L ’estuario si andava lentamente ma incessantemente impaludando, il miasma palustre infestava alcune isole come Torcello e Mazzorbo, prossime a Venezia, che pareva stretta da emanazioni mefitiche. Non tardò in molti a ingenerarsi il sospetto che nella città l’aria non fosse salubre. Ma se le secche dell’Estuario, non sufficientemente coperte dalle onde marine, rendevano inabitabili i paesi circostanti, l’opera dell’uomo seppe mantenere vive e profonde le acque di quel bacino lagunare nel quale si specchia Venezia. S’aggiunga che il flusso del mare, di sei in sei ore entra dal porto di Lido e penetra benefico nei canali interni; il riflusso, ritornando al mare, vi trasporta ogni immondizia. Venezia, riserbata alla sorte funesta di altre città deH’estuario, fu invece, fino ai nostri giorni, un paese d’aria salubre (l>, nel quale non alligna alcuna costante malattia (2), e dove gli esempi di longevità sono numerosi <3>. ANDREA SPINELLI. ROVESCIO DELLA MEDAGLIA PER L’E-LEZIONE DEL DOGE PIETRO LANDÒ (1539). (1) Dell'aria et sue qualità, discorso di Fil. de Zorzi, Venezia, Rampazetto, 1596. — [Nicolò Albricio] Venezia favorita da Dio ecc., Venezia, Tramontino, 1698. (2) Tomaso Giannotti Rangone di Ravenna, medico di molta fama a’ suoi tempi, scrisse un libro intitolato: De vita hominis ultra CXX annis protrahenda (Venetiis, 1553). Il Rangone pubblicò del suo libro alcuni sunti in italiano, nei quali tratta Della natura dell'aere, dell'acqua, dei cibi, delle malattie ecc. di Venezia. Citiamo il sunto che ha per titolo: Come il Serenissimo doge Sebastiano Veniero e li Venetiani possano viver sempre sani, Vinegia, 1577. Fra le cagioni delle infermità più comuni a Venezia, il medico ravennate pone la soverchia inclinazione ai piaceri sensuali, la intemperanza nei cibi, la vita sedentaria e i subiti mutamenti di temperatura, a cui si esponevano specialmente i patrizi, che, dopo esser stati rinchiusi nelle sale del palazzo ducale, uscivano all’aperto, « al fiato freddissimo, al • soffiar dei venti della torre della piazza di San Marco, di Rialto, per li canali della città con le barchette e gondole, « massimamente ogni sera, andando a diporto » (c. 8 t.). (3) Il medico modenese Lodovico Testi, stabilitosi in Venezia, intorno alla metà del secolo XVII, per esercitarvi la sua professione, scrisse un libro intitolato: Disinganni ouero ragioni fìsiche fondate su l'autorità et esperienza, che provano l'aria di Venezia interamente salubre, Colonia, 1694. A questo libro diede argomento una lettera di Antonio Vallisnieri, il celebre medico reggiano, nella quale dice come corressero certi vani sospetti, intorno alla salubrità dell’aria di Venezia, fondata in mezzo delle paludi. Per il Testi invece nessun’altra città è più sana di Venezia, e, per ravvalorare i suoi ragionamenti, riferisce alcuni casi di longevità. Nella sola contrada di San Cassiano, dove il Testi abitava, che era composta di 2500 persone, si trovavano vegeti e sani ventitré vecchi più che ottantenni, tra i quali due che avevano raggiunto i novantacinque anni. Dubbiosi e proclivi a maligne ipotesi ci lascia il Testi quando assicura che un vecchio di anni ottanta lasciò la moglie incinta, e un altro, « rimasto vedovo dopo li 76, prese una giovane per consorte, « ed essendole nate molte creature, ritrouauasi dell'ultime due, d’una negli anni 81 e dell’altra negli 83 » (pag. 107).