LA CORRUZIONE DEL COSTUME 459 mento dai tempi di mezzo, è appunto il costituirsi, per entro alla classe delle prostitute, di questa specie di aristocrazia, la quale salvò l’onestà delle famiglie legittime, potendo l’uomo, senza insidiare le mogli altrui, trovare nella cortigiana un’amica che non desse i pesi e la responsabilità di una moglie <*>. Press’a poco così credeva, due secoli prima, anche quello strambo viaggiatore inglese, Tomaso Coryat, il quale diceva che la Repubblica lasciava estendersi la prostituzione ad vitanda maiora mala, giacché altrimenti la castità delle mogli sarebbe stata in pericolo, e i mariti avrebbero corso il rischio di essere capricornified, il che di tutte le indegnità era la meno tollerata dai veneziani (2). Ma è più tosto da credere che, per ragioni sanitarie e per combattere gli amori innaturali, sia stata concessa alla prostituzione così ampia tolleranza dalla Repubblica, la quale però non chiamò mai, come favoleggiò taluno, benemerite le cortigiane, ma impose invece ad esse gravi ' * Habitus. di p. Bertelli), tasse, come quella del 22 ottobre 1514, che servì ai grandi lavori di scavo dell’arsenale <3). Le cortigiane ebbero pittori che le ritrassero, poeti e storici che ne tramandarono i nomi e la vita. Dalle tele dei pittori non spira il lezzo dello scellerato mestiere. Nulla di procace ha nello sguardo la bellissima cortigiana del quadro di Paris Bordon nella galleria di Londra che da critici, non fantastici, è creduta la donna lascivissima, di cui parla il Vasari, forse la stessa Angela Zaffetta <4), tanto vituperata in certe poesie di quel tempo. Di Angela è pur creduto un altro ritratto dipinto dal Bordon, ora custodito nel museo di Vienna (5), dove la donna è bensì in atteggiamento procace, col seno denudato, ma nel volto non esprime nulla di sensuale. Lo stesso pittore, nel quadro intitolato La seduzione, nel volto soave della giovine formosa e nella fronte pensosa dell’uomo, che con la mano le cinge le spalle, quasi idealizza il soggetto ignobile, poiché la donna non sta per cedere all’amore e alla passione, ma al dono di una collana d’oro, che ha già nella mano, mentre dal fondo un uomo barbuto, precursore di Mefistofele, guarda, compiacendosi, l’intima scena. Parimenti la cortigiana, atteggiata a semplicità quasi ingenua da Bernardino Licinio, siede davanti al clavicembalo, avendo accanto la turpe mezzana, e volge il dolce viso a un uomo barbuto che le mostra un sac-(Dagi¡ « Habiti » de! veceiiio). chetto d’oro. La infinita bellezza dell’arte fa quasi dimenticare la bruttura morale. Altre tinte adoperano alcuni scrittori avventurieri, che rappresentano nel loro sesso la stessa laidezza delle meretrici. Di costoro maestro e duce è l’Aretino. L’inglese Marston (1) Canello, St. della lett. it. nel sec. XVI, Milano, 1880, pag. 23 e segg. (2) Coryat, Crudities, reprint., from thè ed. 1611, London, 1776, voi. II, pag. 40. (3) Sañudo, XIX, 165. (4) Bailo e Biscaro, Paris Bordon cit., pagg. 52 e 120. II ritratto nei cataloghi passa per quello di una giovinetta, la cui età è inscritta nel fondo: Aetatis suae Ann. XVII (5) Id., ibid., pag. 186.