174 CAPITOLO VII. nei pubblici edifici <’>, strette e meschine, per difetto di spazio, nelle abitazioni private. Soltanto un ingegno creatore seppe alzare, sopra un’area ristrettissima, la scala a chiocciola dei Contarini a San Paterniano, che imita la torre di Pisa, ma è di questa più bella, perchè il girare a spira degli scalini e degli archi ne accresce l’effetto mirabile. D’ordinario, le scale erano a quattro rampe e mettevano ai mezzanini, ai due piani di abitazione della famiglia e alla soffitta. La gran sala (pòrtego) del primo piano era illuminata da due grandi vetrate, una sul canale l’altra sulla strada; alle pareti laterali si aprivano le porte, con architravi e stipiti di marmi rari, le quali davano accesso ad ampie stanze, da ciascuna delle quali potrebbe oggi cavarsi un appartamento. Nella mobilia la trasformazione stilistica della Rinascita giunge a compimento in poco più di un secolo. Nel 1495, le stanze di ricca ma austera eleganza, descritte da Filippo de Commines, hanno « les planchers dorez, richez manteaulx de chemynées de marbré taillez, les chelitz des « lets dorez et les ostevens painctz et dorez, et fort « bien meublés dedans » <2). Il Rinascimento illumina già del suo splendore l’arte e la vita, quando Marin Sanudo osserva « le infinite case con camere « indorate de ducati 8(X) in suso » <3). Maggiore il fasto al tempo di Francesco Sansovino, che dopo la metà del Cinquecento scrive : « quanto alle sup-« pellettili et alle ricchezze incredibili delle case, è « cosa impossibile pensarla, non che scriverla a « pieno ; et nel vero, non si veggono in parte alti cuna edifici nè più agiati, nè più raccolti, nè più « acconci per l’uso umano »( ,). Lo sfarzo trapassa poi ogni misura quando Giacomo Franco, alla fine del secolo, dice: « Le fabbriche di questa città ma-« ravigliose si apprestano agli occhi di chi le mi-« rano di fuori, ma viste di dentro apportano mag-« gior stupore e meraviglia, per essere ornate in « modo cosi bello e prezioso, che se si volesse rac-« contare potria parer menzogna »<5>. Degli arredamenti veneziani del Quattrocento non restano che pochi frammenti di decorazione e di mobilia, e pochi avanzi di stoffe; tutto il resto andò distrutto per le ingiurie del tempo (1) Basti menzionare la scala d’oro del palazzo ducale, e quelle della Libreria del Sansovino e delle scuole di San Giovanni Evangelista e di San Rocco. (2) Mémoires, cit., II, pag. 208. (3) Cronachetta cit., pag. 31. (4) Venetia cit., pag. 361. (5) Habiti delle donne venetiane, Venetia, 1610, pag. 4. MARTELLO DA PORTA. BRONZO VENEZIANO DELLA FINE DEL SEC. XVI. (Parigi, museo di Cluny).