128 CAPITOLO V. movimento delle altre arti, ma la vita degli uomini che la esercitarono non può essere disgiunta da quella degli altri artisti. Un decreto del consiglio dei dieci del 18 gennaio 1548 ordinava « de levar una scuola de tutti coloro che fanno stampar et che tengono botega « et vendono libri » <>>. Gli stampadori, che per la maggior parte abitavano a San Pater-niano, e i libreri, che avevano le loro botteghe a Rialto, a San Moisè e nella merceria e nella frezzaria, cominciarono a riunirsi in chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, e nell’attiguo convento, ma della scuola di un’arte tanto importante non resta vestigio. Le memorie del tempo ci consentono invece di conoscere le consuetudini di parecchi di quegli uomini, dalle cui officine il pensiero umano uscì rinnovellato. Alcuni di essi univano allo spirito alacre e industre la versatilità dell’ingegno, dote distintiva degli italiani del Rinascimento, anche di molti che non giunsero alle cime più alte della fama. Zoan Andrea Vavassore (fior. 1522), del quale s’indovina la modestia del vivere dal soprannome Vadagnino (piccolo guadagno), era libraio, editore, stampatore, incisore, cartografo <-2\ Giacomo Franco (n. 1550, m. 1520) figlio naturale di Battista (n. 1498, m. 1561), pittore e incisore (3), ereditò il facile e vario ingegno dal padre. Giacomo aveva bottega di libraio in frezzaria all’insegna del sole, e fu scrittore d’arte, incisore, calcografo ed editore. Un produttore di libri, prolifico con la penna e con la stampa, fu Francesco Sansovino, che aveva una tipografia all’insegna della luna crescente e col motto in dies. Nato a Roma nel 1521, era stato condotto di sei anni a Venezia dal padre, il grande architetto, che fuggiva il sacco famoso. Dopo una giovinezza scapestrata e dilapidatrice, mutò vita e costumi e, datosi a studi frettolosi e molteplici, scrisse e pubblicò un gran numero di volumi, che trattano d’ogni argomento. Fra tanta borra, vive soltanto quella specie di guida, ricca di notizie storiche e artistiche, intitolata: Venetia città nobilissima et singolare, pubblicata nel 1581 e dedicata a Bianca Cappello. Ingegno proteiforme, Francesco Marcolini, nato a Forlì, ma fatto veneziano per lunga dimora, fu non soltanto tipografo eccellente, ma non meno eccellente disegnatore, incisore, antiquario, oriuolaio (4), e nell’architettura esperto così che un suo disegno fu scelto, giudice il Sansovino, per il ponte di legno longo sospeso in aiere (5), ......onde Murano Guarda Vinegia, credo dei divini Che fece con ingegno sovrumano, L’ingegnoso Francesco Marcolini (6). (1) H. F. Brown, The venetian printing press, London, 1891, pag. 213. (2) Due de Rivoli et Ch. Ephrussi, Zoan Andrea et ses homonimes, in «Gazette des Beaux-Arts », Paris, 1891, t. VI, pag. 225. (3) Di Battista Franco sono le grottesche e le figurine graziose che adornano la scala d’oro del palazzo ducale. Battista, che abitava in confinio Sancte Margarite, nel suo testamento del 20 marzo 1555, dice: «lasso mio solo herede et « residuarlo di tutti li mii beni... Giacomo mio fiol naturai, sia mio fiol, o non mio fiol, qual ho avuto con Francesca de « Urbino ». G. Ludwig, Archivalische Beiträge cit., IV, pagg. 98, 99. (4) Il Cicogna (Iscr., VI, 928) trascrive questa nota dal giornale della sagrestia di Santo Stefano: « Francesco Mar-« colini ridusse l’Orologio nel campanile di S. Stefano a 12 ore ». (5) Calmo, Lett. cit., pag. 67. (6) Brusantino, Angelica Innamorata, c. XXIX, st. 64-5. — L’ab. V. Zanetti (Guida di Murano, pag. 97, Ven., 1866) scrive, senza confermar la notizia con alcun documento, che il ponte non fu costruito nel 1545 dal Marcolini, ma vanta un'epoca più antica. Il bel ponte di legno fu demolito nel 1886 e sostituito con uno di ferro, intitolato al Vivarini. ALDO MANUZIO IL GIOVINE. Dalle « Eleganze » di Aldo, Venezia, 1580).