44 CAPITOLO III. Nel secolo XVI furono istituiti i tre savi (1501), il collegio XV nobilium ex primioribus et peritioribus (1505) e gli esecutori alle acque (1530), tre istituti che insieme formavano il magistrato alle acque, come fu comunemente chiamato. Il collegio non solamente si giovava del consiglio di rinomati ingegneri, ma anche di quello di rozzi barcaiuoli e pescatori, che « praticando il zorno et la nocte queste nostre lagune, intendevano il « corso et andamenti delle acque» (I). Nel 1542 fu eletto un pubblico matematico, soprintendente ai lavori idraulici. Un sapiente decreto del magistrato alle acque fu da Giambattista Cipelli, detto l’Egnazio, compendiato in una magnifica epigrafe, che spiega l’alto concetto della Repubblica <2) : VENETORUM URBS DIVINA DISPONENTE PROVIDENTIA IN AQUIS FUNDATA, AQUARUM AMBITO CIRCUMSEPTA, AQUIS PRO MURO MUNITUR : QUISQUIS IGITUR QUOQUOMODO DETRIMENTUM PUBLICIS AQUIS INFERRE AUSUS FUERIT, ET HOSTIS PATRIAE IUDICETUR : NEC MINORE PLECTATUR PCENA QUAM QUI SANCTOS MUROS PATRIAE VIOLASSET HUJUS EDICTI JUS RATUM, PERPETUUMQ. ESTO. Per difendere la sacre mura della patria, Venezia doveva combattere un triplice nemico, come in un sonetto diceva Cristoforo Sabbadino, il grande idraulico di Chioggia: Li fiumi, il mare e gli uomini tu hai Per inimici.......... 1 fiumi, che infestavano la laguna con le loro acque intorbidate, furono deviati. L’azione del mare, che affluendo in laguna vi lasciava depositi sabbiosi, fu infrenata e regolata, ora costruendo palizzate e speroni pieni di sassi alle bocche dei porti, ora chiudendo un porto per dar più viva corrente a un altro, ora riaprendolo dopo un tentativo inefficace (3). Il terzo nemico, l’opera dell’uomo, che recava danni gravissimi coi canali di scolo della terraferma, con arginature, sacche, banchi, bonifiche, valli da pesca, fu minacciato di severi gastighi. Difficile specialmente il disciplinare la pesca nelle valli, ch’era un’industria proficua. Le valli da pesca e da caccia sono un particolare curioso e importante della vita veneziana. L’industria delle peschiere, coltivata dai Romani lungo la sponda dell’Adriatico, divenne più intensa presso i Veneziani, che conservarono e allevarono il pesce in vasti chiusi lagunari. Il casone dei pescatori, alzato su qualche dosso, offre pure ospitalità ai cacciatori di folaghe, di anatre e di altri uccelli palustri. Diversa è la vita dei pescatori veneti; alcuni, per lo più di Chioggia, marinai infaticabili, sciolgono le vele ai venti del largo, e si dilungano per l’Adriatico nella varia fortuna della pesca; altri eser- (1) A. Favaro, Note stor. sul magistrato veri, alle acque in « N. Arch. Ven. », a. 1905, t. IX, pag. 179; Orlandini, Il Veri, magistrato alle acque in « Ateneo Veneto », a. 1906, voi. I, fase. II e III. (2) L’epigrafe, scolpita in marmo, si leggeva sopra gli stalli del magistrato alle acque, ed è ora custodita nel civico museo Correr. (3) Fino alla metà del secolo XIV, il porto di San Niccolò del Lido era il solo che servisse all’armata navale e alle grosse navi mercantili. Per impedire l’interramento e rendere più attuosa la corrente della foce, nel 1351 fu chiuso il vicino porto di Sant’Erasmo, che dopo sette anni fu riaperto. Ma nel 1474 s’era pensato di chiuderlo novamente, quando si trovò invece più opportuno di servirsi, come porto sussidiario, di quello di Malamocco. Nel 1551, per la terza volta, si agitò nei consigli della Repubblica di chiudere il porto di Sant’Erasmo, ma non si fece più nulla. Gustavo Bucchia, Considerazioni sul porto del Lido e sulla Laguna, in «Atti Ist. Ven. », 1875-76, voi. 34, pag. 1013 e segg.