126 CAPITOLO V. FRANCESCO SANSOVINO. IL TIPOGRAFO FRANCESCO MARCOLINI. (Dal « Secretario ». Venetia, Rampazetto, 1565). (Dalla a Filosofia morale» del Doni, Venezia, 1525). fierissimo rivale. Meno aperta, ma pur profonda, doveva essere l’avversione del Ve-cellio per il Bordon. Questi, fanciullo ancora, aveva lasciato la bottega di Tiziano, vedendo come il maestro non fosse disposto a insegnare; diciottenne appena, s’era veduto togliere dal Vecellio, cupido di guadagno, la commissione di una tavola per la chiesa di San Niccolò dei frati minori di Treviso. Eppure l’avarizia è vizio raro tra gli artisti. Paolo Veronese rimase sempre contento di modici guadagni, e il Tintoretto non soltanto era noncurante di lucro, ma, per eccessiva liberalità, dimenticava perfino i riguardi dovuti a’ colleghi, come quando nella gara per un dipinto della scuola di San Rocco, non badando al danno che ne sarebbe derivato agli altri concorrenti, donò alla confraternita il quadro da lui bello e compiuto <•>. Alessandro Vittoria, quantunque parsimonioso e assestato, fu benefattore sollecito di Andrea Meldolla di Zara, detto lo Schiavone, che, al dir del Ridolfi, ebbe nemica la fortuna e appena potè da’ suoi degni e virtuosi sudori trarre il necessario alimento. Ma intorno alla povertà del Meldolla deve esservi esagerazione, perchè nel suo testamento del 22 maggio 1563 lascia erede universale « de tutti li suoi beni mobeli « come stabeli, presenti e futuri » Marina de Ricci sua consorte t2*. Avevano pur trovato sulle lagune prosperità e agiatezza parecchi altri artisti compatrioti dello Schiavone, quali uno Zuccato e un de Dominicis, gastaldi della scuola degli Schiavoni, Stefano Cer- (1) Non è questo il solo esempio di poco opportuna generosità nella vita del Tintoretto. Dopo il dono, fatto propriamente al Santo, il Tintoretto divenne il pittore della insigne scuola, e accettò patti, che per vero dire non sono meschini,, se si confrontano col prezzo medio dei quadri nel secolo XVI. (Cfr. Rambaldi, Un appunto intorno al Tintoretto e ad Andrea Vicentino, in « Rivista d’Arte », Firenze, Olschki, 1919). Nel Sommario delle spese fatte nella fabbrica della veneranda scola di S. Rocco, estr. dai Libri maestri della se. (1517-1563), è scritto: Per contadi al Tintoretto, pittor, p. sue mercedi di tutti li quadri, triangoli et altre- pitture fatte in detto softado, d'accordo D.ti.v.ti 200. (Cit. del Selvatico, Stor. delle arti del dis., voi. II, pag. 566, Ven., 1856). Per il gran quadro della Crocifissione furono dati al Tintoretto ducati 250, quali sono per intero pagamento, come il pittore stesso scrive nella ricevuta. (Nicoletti, Chiesa e Se. di S. Rocco, pag. 26, Ven., 1885). Due dipinti, il Cristo innanzi a Pilato e l’altro dirimpetto, La salita al Calvario, si pagarono ducati 131,4. Rispetto poi alla tassa o tansa, che fu deliberato doversi dare annualmente al Tintoretto, essa era di ducati cento, e l’artista obbligavasi a dare un quadro ogni anno. (2) Andrea Meldolla, detto lo Schiavone, creduto nativo di Sebenico, nacque a Zara, de Hiadra, come è chiaramente scritto nel suo testamento del 22 maggio 1563. Lo Schiavone abitava a Venezia nella contrada di Santa Marina. Arch. di Stato, Sez. notarile, Atti di Gir. Porto, B. 783, n. 118.