I PALAZZI, GLI ORTI, LE VILLE 199 m. 1522) descrive quello di Andrea Navagero (l), ricreato e protetto, al dire di Pietro Bembo, dalle ombre di molti cedri recati dal Benaco. Trifone Gabriele accoglieva gli amici più cari nell’isola amena <2); qui in una casa di Lionello da Carpi veniva spesso a studiare e a riposare Giovanni della Casa, nunzio pontificio a Venezia; qui, ritirato nella contrada di San Donato, Giangiorgio Trissino, lasciata la natia Vicenza, cercava pace e conforto alle inquietudini familiari <3) ; qui, nell’orto di Camillo Trevisan, dinanzi a celebri letterati, Celio Magno declamava le sue divine canzoni, come diceva il friulano Menini in una sua dissertazione (4). Fra le ombre dei pergolati, con la vista di Venezia che appariva nel fondo, quegli studiosi, così chiamati anche dal popolo, disputavano di lettere, d’arte, di storia. Gli orti erano anche qualche volta i luoghi di riunione dell’accademia veneziana dei Pellegrini e di alcune società letterarie, sorte nella stessa Murano, e nelle quali gli amici di Trifone Gabriele, di Pietro Bembo, di thifonf. Gabrieli Andrea Navagero e di Aldo Manuzio ragionavano insieme di alti studi e leggiadri (5). Quando la Repubblica incominciò ad allargare il suo dominio in terraferma, il desiderio della campagna si fece più vivo. Gli orti delle isole non furono abbandonati, ma le campagne del Friuli e del Padovano, ridenti di lieta ubertà, e le colline pampinose della Marca Trevigiana, chiamata il giardino di Venezia (6), offrirono nuovi diletti, e l’anima di Venezia sembrò dilatarsi in un più largo respiro. Ristretti ai lidi e alle isole della laguna, i conquistatori d’Oriente non avevano, a cinque miglia dalla città, neppure il possesso di Mestre, che soltanto nel 1337 fu tolta agli Scaligeri e che divenne con la campagna In medio fons dulcis aqua; per concava ductus Saxa, soporifero sinuosus murmurc, in auras Prosilit incertum Phydiae, an ne Mironis an et sit Fors utriusque labor; fontem amplimi plurima circum Fistula fundit aquas sinuoso e gutture lyneum; Quatuor observant fonti» latera ardua tigres. • Prega i numi » — esclama, ricordandosi di Catullo, il poeta rivolto al lettore — che ti mutino tutto in occhi e narici: Nec modo te capient, atque hiee in vota vocabunt Narcissi, aut violai, aut ridente* semper acanthi, Vel sine fine etiam musicata rosaria, vel qua* Gemmiferam Latio referunt donasse Damascum. Indi: ............................divite sylva Exultant nivei flores nemus inter opacum. Et mala e ramis nitentibus integra pendent Parte alia qua te laerti demum exitus horti Inter odoratas bene pexo crine cupressus, Sensim dedaleas hilares inducit in »des; Suspicis ingentem caveam, quam ferrea texunt Vimina, tercentum divisarci ex ordine clathris, Psittacus humana sa?pe hinc te voce salutat. (1) • Huius in suburbano, cum hortus ipse grato nobis spectaculo fuit, ita dimensus et descriptus, ut omnes tum po-« marij, tum seminarli arborum ordines in quincuncem dirigantur, et exquisitissimo ambulationum topiario opere latera » eius decumanique limitis camerae convestiantur ». Longoi.ii, Epistolarum, Lugduni, 1593, lib. I, cc. 108, 109. (2) Ospiti di Trifone Gabriele erano, fra gli altri. Gian Giorgio Trissino, Sperone Speroni, Francesco Sansovino, il Bembo, il giovine Ramusio, Gasparo Contarmi, Jacopo Zane, PAretino. Girolamo Molino. Bernardo Tasso e il medico Vittore Trincavello. (3) Morsolin. Giangiorgio Trissino, Firenze. 1894. pae. 228. (4) Cicogna, Iscr., V., 246. (5) Le accademie di Murano ebbero i nomi di Occulti (1600), Vigilanti (1602), Generosi (1603), Angustiati (1660), Vigilanti e Purificati (1657), Fecondi (1720), ecc. (6) • S« Vinezia ad una gran casa volessimo paragonare, siccome le lagune si direbbono le sue peschiere, cosi il Tre- • vigiano un suo giardino ». Bonifazio. Ist. di Twigi dt., pag. 253.