L’ARTE NELL’INDUSTRIA 159 STOFFA DONATA DALLO SHIÀ DI PERSIA NEL 1600 ALLA REPUBBLICA VENETA. (South Kensington museum). piamenti e gradazioni di tinte; qualche volta una sonora sinfonia di colori, qualche altra come un’armonia soave e tranquilla (1). I velluti, gli sciamiti, i damaschi, i camocati di Venezia erano così ricercati, per lucidezza e durata, da vincere la concorrenza dei fiorentini e dei genovesi in Inghilterra e nelle celebri fiere della Sciampagna <2>. Ma l’industria nazionale comincia ad essere minacciata dalla moda delle stoffe orientali, onde il 4 maggio 1490, il senato, confermando altri precedenti decreti, proibisce i panni d’oro, d’argento e di seta non fabbricati in Venezia, e non permette che « alcun gentilhomo, cittadin habitante «in questa Città, et in tutte le Terre'et lochi nostri « possino vestir et usar alcuna cosa d’oro, d’argento « et di seta, che non sia fatta in questa Città »(3). Nel Cinquecento la tessitura veneziana, come quella di altri paesi europei, dà segni di decadimento quanto a’ pregi artistici, non quanto ai profitti, che salivano ancora annualmente a cinquecentomila zecchini <4>. Ma, quantunque le buone tradizioni dell’arte tessile (1) Vedi Appendice, Documenti B, nn. VI, IX, Inventari di Chiara Marcello (1534) e di Maria Polani (1590). (2) M. Dreger, Kiinst Ieri sche Entwicklung der Weberei, Vienna, 1904. Una stoffa di seta, fabbricata a Venezia, s’imitò in Francia nel secolo XVII e si chiamò venitienne. Havard, Dici, de Vameublement et de la décoration, Paris, 1887, t. II, pag. 189. (3) Arch. di Stato, Senato, Terra, reg. 11, c. 9. (4) Fino alla caduta della Repubblica la scuola dei tessitori di seta fu presso l’abazia della Misericordia. velluto di scutari del sec. xvi.