4M CAPITOLO XII. «.intermedi di perfete musiche belle et piacevoli» (l>, e incontrò subito il genio del paese. Intorno al 1506, frate Giovanni Armonio dell’orcfine dei crociferi, abruzzese, attore e musico, è anche autore di una commedia col titolo Stephanium, « urbis Ve-« netae genio publice recitata» nell’atrio del convento di Santo Stefano, e dedicata a Pietro Pasqualigo, grande amico dei poeti <2>. Altri spettacoli scenici furono dati in palazzi patrizi: nel 1507, una commedia in casa della regina Cornaro, una farsa in casa di Marino Malipiero del napoletano Antonio Ricco, rappresentata dai compagni SCENA SATIRICA. (Dal « Secondo libro di prospettiva • del Serlio). fausti; nel 1508 i Menaechmi, VAsinaria, un’ecloga pastorale, recitata dal lucchese Francesco de’ Nobili, cognominato Cherea, segretario di Francesco da Sanseverino e quindi favorito di Leone X, e altri spettacoli di tal genere. A un tratto, il 29 dicembre 1509, la Signoria proibiva recitationes et representationes comoediales, seu trage-diales (3). Ma dopo tre anni, la commedia ricomparisce in casa dei Lippomano a Murano, e il Cherea torna, pure nel 1512, a recitare in occasione degli sponsali di un Contarini, e nel 1513 in casa di Francesco da Sanseverino alla Giudecca. Talvolta erano attori gli stessi patrizi, come quei quattro gentiluomini Contarini, Tiepolo, Memmo e Cornaro, che nell’agosto del 1512, insieme con altri 5 populari, rappresentarono in (1) Lettera di O. L. Cornaro (Padova, aprile 1566). Cfr. Cicogna, Iscr., VI. 752 (2) Venetiis, per Bernardinom Venetum de Vitatibus, s. a. (3) D’Ancona, op. cit.. Il, 113 e segg.