172 CAPITOLO VI. imprese, erano modellati con ferro caldo a bassorilievo. Nel secolo XVI il traffico dei cuoridoro rendeva a Venezia circa centomila ducati l’anno, e oltre a settanta erano le botteghe di questa industria che, con quella dei doratori, formava un ramo dell’arte dei pittori. Tra il lieto brulichio degli operai, che cesellavano l’oro, sbalzavano l’argento, fondevano il bronzo, tessevano la seta, intagliavano il legno, imprimevano il cuoio, stampavano il libro, si aggiravano i grandi artisti del pennello, i quali non rifiutavano l’ispirazione, che talvolta veniva accesa nella loro fantasia dalla nativa ingegnosità dell’artiere. Essi, che avevano spesso col consiglio e con l’opera guidate le industrie, ricavavano, alla lor volta, da queste un aiuto possente. Specialmente le stoffe magnifiche, che prendevano tutti i colori dell’iride, educavano l’occhio dei pittori veneziani. PAOLO VERONESE'— l'industria. (Particolare del soffitto della sala del Collegio nel palazzo ducale).