118 CAPITOLO V. parte più semplice del vero, che dagli altri pareva negletta, trovò nella pace campestre, egli che visse oltre gli ottant’anni (m.1592), tranquillità di lavoro e di meditazione. Non così serenamente chiuse la vita il più valoroso de’ suoi figli, lo sventurato Francesco, nato a Bassano nel 1549, che, pur confortato dagli affetti famigliari e dalle compiacenze della fama, ebbe, nel PARI S ’ B fiore della virilità, offuscato il lume della mente. Assistè, tra orrende . q tristezze, al naufragio della sua intelligenza: ogni minimo incidente gli era cagione di terrori mortali, così che, il 4 luglio 1592, sentendo picchiar forte alla porta di casa, credette di essere ricercato dagli sbirri, e tutto spaventato si gittò da una finestra e si uccise L’ardimento focoso, che manifesta nelle sue opere lo scultore Alessandro Vittoria, non era nel suo animo. Di lui ci furono conservati molti documenti ne’ quali egli si mostra uomo bene assestato e parsimonioso (-2\ Un indizio della sua indole ordinata potrebbe essere dato altresì dalla sua nitida scrittura, ferma e chiara fino agli anni più tardi. Sennonché un documento, non conosciuto dai biografi, sconvolge quel che s’è creduto fin qui intorno alla vita tranquilla del Vittoria. Il 22 aprile 1577, il consiglio dei dieci promette un premio a chi avesse denunziato « quelli scelerati « incogniti che hanno assaltato Alessandro Vittoria « scultor, che andava a casa sua, et con una arma « nuda uno di loro l’ha seguitato fino nel suo horto «per amazarlo» (3). Vero è che ognuno può essere assaltato sulla via, ma un ladro non sembra quel ribaldo che, con una arma nuda, inseguì l’artista fino nel suo horto per amazarlo. Non forse il movente dell’attentato si dovrebbe cercare nell’odio di qualche rivale in arte? Può darsi; ma non abbiamo prove per affermarlo. Il decreto dei dieci Vittoria aveva lasciato Venezia nel settembre 1576, per andarsene con la sua famiglia a Vicenza, e quindi a Trento, e non vi ritornò che nel dicembre del 1577. Il decreto dunque rinnova il bando contro gli scellerati incogniti, e 1’ aggressione deve essere avvenuta prima del settembre 1576, nel qual tempo il Vittoria abbandonò Venezia, perchè vi infieriva la peste. Vincenzo Scamozzi, l’architetto vicentino, che aveva allora venti-quattro anni, scrive il 27 settembre, tutto di sua mano, il contratto con ser Pietro tira (1) Francesco Bassano abitava in parrocchia di San Canciano. I Necrologi lo dicono morto per essersi buttato giù da un balcone per frenesia. (2) Predelli, Le memorie e le carte di A. Vittoria, Trento, 1908, pref., pag. 6. 3) Arch. di Stato, C. X., Comuni, reg. 33, c. 16 t. ZJ/W rf r vïr> ni Cóntri 5, Y y r ^ I AUTOGRAFO DI PARIS BORDON. 9- V PRESUNTO AUTORITRATTO DI PARIS BORDON. (Treviso, museo civico). reca la data del 22 aprile 1577. Il