188 CAPITOLO VII. spallette, le testiere erano intagliate, dorate, dipinte (l) ; i baldacchini e i cortinaggi di ricche stoffe di seta (2), i capoletti ricamati o dipinti; le coperte spesso di tessuto di un solo o più colori, con figure e ornati (celoni, zaloni)(3>, talvolta damascate e con frange d’oro, de aurea maiestate(4); le lenzuola e gli origlieri trapunti di seta e orlati di punto tagiado con merli <5>. Le zanzariere (moscheti) erano invece di tela o di rozza stoffa di cotone (botana), forse perchè più adatta a difendersi dal noioso insetto <6>. Le pareti e le porte delle camere ridevano di liete storie dipinte, e talvolta a fianco del letto, accanto all’inginocchiatoio, con strano contrasto, appariva qualche tela lasciva, a incitamento di voluttà (7). Le raffinatezze del lusso notavansi particolarmente nei palazzi Vendramin-Calergi ai Santi Ermagora e Fortunato (San Marcuola), Tiepolo a Sant’A-pollinare, Grimani a San Luca e a Santa Maria Formosa, Dolfin a San Salvatore, Fo-scarini ai Carmini. Le stanze del palazzo Trevisan, poi Cappello, sul rivo di Canonica, destarono l’ammirazione di Marco Sforza, fiorentino, inviato a Venezia quando il granduca di Toscana s’unì in matrimonio con Bianca Cappello. La camera d’oro dei Cor-naro a San Maurizio aveva un camino con cariatidi d’oro, le pareti ricoperte di sa-misdoro, e un cornicione, la cui doratura si giudicava del valore di diciotto mila ducati d’oro. Più distintamente, per le molte descrizioni che ne furono fatte, possiamo rivedere l’appartamento dei Foscari a San Barnaba. Il palazzo, acquistato nel 1429 dalla Repubblica per seimilacinquecento ducati, ragguagliati a circa dugencinquantamila lire italiane, donato e poi ritolto all’infido duca di Mantova, fu dopo dieci anni dato in dono a Francesco Sforza; poi anche a costui, per le medesime ragioni di malsicura fede, confiscato e posto all’incanto. Intorno al 1447, acquistato dal doge Francesco Foscari, che lo rifabbricò e lo alzò di un piano, fu abbellito via via coi dipinti di Giam-bellino, di Tiziano, di Paris Bordon, del Tintoretto e di Paolo Veronese, il quale rappresentò VAurora nel soffitto di una stanza, e di un’altra disegnò il pavimento a mosaico. così foggiati, c'erano anche dei cannoni. Il pitale forse si nascondeva nella predella, o banco da notte: casseletada bancho da leto deperita ( Invent. Varisco de Bussis cit.). Della seggetta si trova menzione in qualche inventario veneziano. Nel-PArch. di Stato (Magistrato del Petizion. Inventari, voi. IV, a. 1585-1589), in un Inventario et notta 1586 m. v. 35 febr. de tutti et cadauni beni che furno de raggion del q. Ecc. sig. Alvise Venier fisico, ritrovati nella sua solita habitation in contra de S. Soffia zo del ponte de Noal, si legge: « Nella camera grande dove morse il detto sig. Alvise: Una casselletta d'albeo deperita con il càntaro et uno scagnielo picolo d'albeo sopra >. Ivi pure nell’ Invent. et notta (1587, 25 marzo) delti beni de raggion del q. sig. Piero di Redolphi, nella q. sua solita habitation in contrù de S. Jacomo dall'Orio si legge: Una cassel-leta d'albeo con cl suo càntaro. Pertanto, se la voce càntaro, anche nel dizionario del Boerio, è spiegata come il vaso per deporvi il superfluo del ventre, è fuori di dubbio che la casselletta era la seggetta. (1) Una lettiera de nogara dorada cum el suo letto et stramazzo et paiariccio (saccone di paglia), coltre (coperta), quattro cussini et un cavazzal ( Inv. Odoni cit.). (2) Un pavion de grogran (gros grain) intagià de raso giallo. — Un pavion de damaschetto cremesín et zallo con la sua coperta et bancaletto. (Invent. Poloni cit.). — Un padiglione di vello giallo di seta bellissimo fatto in Candia (Test, det patrizio Andrea Arimondo, 12 febbr. 1596, Cicogna, Iscr. VI, 114).— Per il fornimento dei letti si vegga in Appendice il cit. Inventario Marcello (n. VI). (3) A. Schiaparelli, La casa fiorentina e i suoi arredi nei sec. XIV e XV, Firenze, 1908, voi. I, pag. 226.— Zalonus blavus; untts zalonus tessutus pro ledo vergato. (Inventari, n. V e IX, pagg. 510, 519 del voi. I di questa Storia). — Zaloni do dopi, zaloni uno a vergato, zaloni 4 grandi de braza 4. (Invent. G. B. Balbi, 1525, lófebb. Cancell. inf., B. 34). (4) Pietro Contarini, Argo volgar, Venezia, De Fortis, s. a. lib. I, c. 5. — 1 coltra de restagno d'oro foderata de or-mexin verde, / coltra foderada de cendado rosso. (App. Invent. del card. Battista Zeno, 1501, n. 1). — Una choltra de bo-chasin biancho cum la sponda de ormesin cum anemali lavoradi de seda e d'oro. (Invent. Marco Contarini cit.). (5) Un paro (lenzuoli) cum lavori negri e bianchi et smalti lavoradi a vergola et un paro lavoradi de aze bianchizae a ponto ugnalo; et un paro de entenielle la\*orade de rechamo d’oro (Invent. Marco Contarini cit). — Un paro de lenzuoli a moiette et merli (Invent. Gritti cit.). — Fornimento da letto de damaschin limonzin.(Test. Alvise Malipiero cit.).— Un fornimento da letto de damasco zallo recamado attorno tutte le coltrine, con dui cussini d'oro et el suo covertor d'arzento. (Invent. Odoni cit.). (6) Un moscheto de botana (Invent. Badoer cit.). — Uno moscheto de tela bianca cum certi lavori atomo de seda e oro. (Invent. di Alvise Zusto, 1525, Cancell. inf., B. 34). (7) Nella Notizia di op. di dis. cit. (ed. Frizzoni, pag. 160) si legge che nella camera del mercante Andrea Odoni le casse, la lettiera, et porte furono dipinte da Stefano ( Da Re bergamasco), discepolo di Tiziano. E nella stessa camera vedovasi : la nuda grande destesa da drietto al letto fu de man de Jeronimo Savoldo Bresciano. Nel cit. Inventario Odoni: Un retratto de una donna nuda nella callezella della lettiera.