152 CAPITOLO VI. Piccolpasso, nel suo trattato dell’arte del vasaio <’>, ritrae in una tavola un mulino di Vinegia per macinar colori, e scrive che nel 1545 il durantino Francesco Pieragnolo portò qui la ceramica e la condusse a perfezione. Non v’è infatti, si può dire, inventario francese del secolo XVI, nel quale non si trovino menzionate le fa'iences à la fagon de Venise (2). La ceramica veneziana che riconosceva la sua origine dagli operandi Faenza, LAMPADARIO MURANESE (SEC. XVl), PROVENIENTE DA UN PALAZZO MOROSINI. (Museo di Murano). possiede un piatto bellissimo che, al rovescio, porta scritto: In Venetia in contrada de Sto Polo in botega de M. Lodovico. Nella raccolta Fountain a Narford-Hall se ne ammira un altro, la cui decorazione rappresenta la distruzione di Troia e porta la dicitura: Fato in Uenezia in Chastello 1546; e sopra un terzo piatto del museo di Brunswick si legge: 1568 zener Domenigo da Venecia feci in la botega al ponte sito del andar a san polo. (Lazari, Notizia cit., pag. 78). Nel museo di Sèvres v’è una scodella che deve essere veneziana, giacché il piatto porta l’iscrizione: R.da madre suor zuana, 1596.1 fabbricatori di ceramica avevano stanza nella contrada di San Polo, dove abitavano i ricordati maestri Lodovico e Domenigo, e aveva sua bottega un Guido Merlino, vasaro da Urbino. Molinier, op. cit., pagg. 162, 166. (1) I tre libri dell'Arte del vasajo del cav. Cipriano Piccolpassi, durantino (1548), furono per la prima volta pubblicati nel 1857 in Roma, per cura di monsignor Antonio Caiani, sul manoscritto, posseduto dal prof. Raffaelli d’Ur-bania e poi venduto in Inghilterra. Il Piccolpasso scrive così delle fabbriche di ceramica veneziane: « Vinegia lavora la «terra di Ravenna, e di Rimini, e di Pesaro per la migliore. Vero è che spesse volte operano di una sorte che si cava a alla Battaglia presso Padova » (pag. 49). (2) Molinier, op. cit., pag. 150. — Il Lacroix (Les arts au moyen àge, Paris, 1879, pag. 64) scrive: « Venise se fit j une célébrité par ses fa'iences légères h reliefs repoussés ».—Sotto Enrico III, due vasai faentini, Giuliano Gambyn e