90 CAPITOLO IV. il San Zaccaria sulla porta della chiesa dedicata a questo santo. Ma nessun scultore sentì ed espresse con più gagliarda modellatura il vigor della vita nei ritratti comparabili a quelli dipinti dal Tintoretto. Egli sembra l’interprete di quell’inquieto desiderio di rinnovamento, che sullo scorcio del secolo accendeva gl’ingegni, stanchi delle vecchie norme. L’arte spezza i vincoli delle scuole e sale a inebriarsi di verità e di vita con un impeto che penetra tutte le forme e tutte le immagini. Il pittore, per vaghezza d’insolito, si compiace di esagerare le qualità pur in sè buone; lo scultore atteggia le statue in arditi e contorti movimenti; l’architetto spezza le linee rette, affastella le sagome e le modanature, ricopre ogni spigolo e ogni angolo di volute, di fregi, di risalti. L’arte s’avvia alle intemperanze del barocco che, tra la ricerca eccessiva di novità, ebbe in Venezia un’impronta grandiosa, e seppe trovare un vigore di concetto e una così profonda sapienza decorativa da riempire l’occhio di stupore e l’anima di ammirazione. LO STEMMA DEL DOGE AGOSTINO BARBARIGO. (Facciata del palazzo ducale sul cortile).