456 CAPITOLO XIV. 8 i r/f/ V -r numerate o col nome del giocatore, si mescolavano in sacchetti e si facevano estrarre da un bambino; vinceva la scheda corrispondente al numero o al nome scritto; gli altri dovevano usar pacientia, parola che fu poi sostituita da una cedola bianca (1). Per tutto il secolo XVI è un avvicendarsi di concessioni e divieti di lotti pubblici <2), che non furono regolarmente ordinati e concessi in appalto se non nel Settecento. I cattivi esempi venivano dall’alto e avevano azione maggiormente malefica, in quel fermento di rinnovazione e di dissoluzione, che agitava l’umano consorzio. A misura che la civiltà cresceva, raggiungevano il colmo anche le passioni più turpi. Certi tristi particolari della vita privata non possono essere omessi, quantunque in questa via lubrica sia facile scivolare e cadere dove non si vorrebbe. Nel concetto della moralità si andava perdendo l’esatta distinzione fra il bene e il male, se un onesto patrizio veneto chiamava virtuoso Alfonso d’Este, perchè non usava mai con donne altrui, e nella sua vedovanza si accontentava di defiorare ragazze, assenzienti i genitori, le quali poi si accasavano con larga dote, prezzo del disonore <3). Inveterata, ma divenuta più scandalosa la corruzione del clero, se parecchi prelati e-rano infetti di mali osceni, come Andrea Lando arcivescovo di Creta, che morì di mal franzoso <4). Altri pubblicamente usavano con meretrici, come il cardinale Ippolito de’ Medici, che venuto nel 1532 a Venezia, ospite dell’ambasciatore Cesareo, non ebbe vergogna di andare a dormire con la famosa cortigiana Zaffetta <5); altri ancora, meno imprudenti, sceglievano concu-" bine sane, e ai loro bastardi davano una falsa paternità, nascondendo la propria con la formula: Hoc loco nominari non licei (6). Un vizio innominabile, che inquinò i costumi di Grecia e di Roma,, si era diffuso (' « chi ha messo si reduseno in certe botege a questo deputade, dove in do sacheti è tanti boUTtirii quanti quelli hanno «deposità in uno sacheto; et in l’altro tanti boletini pur scriti che dirà el tal precio, chi disejpacientia. Et cussi reduti « tutti, si chiama uno putin et si fa ben messedar li boletini in ditti sacheti, poi cava fuori el nome dii primo sacheto « et va al secondo; se vien precio quelo li tocha è suo; se vien el boletin che è scrito pacientia non vadagna nula et è so « disaventura; sichè ogni dì in Rialto si sta su queste pratiche. Et par che Ludovico da La Faita vogli meter ducati 4000, « et tutti chi voi esser, per quanti boletini voglino, dagi ducati X per boletin ». (1) Sañudo, XXXIII, 13. (2) Nel 1591 una lotteria pubblica è ordinata dallo Stato, per dar compimento alle fabbriche sul ponte di Rialto. Dice il decreto: «Sia commesso alli Provveditori sopra la fabbrica di esso ponte.... che debbano far fare un lotto di «scudi 100 mila a scudi 2 per bolletin ». (Arch. di Stato, Cons. Pregadi, 2 marzo 1590). In seguito (29 giugno), causa le molte difficoltà, il Senato ordina di restituire i denari ai giocatori. Cfr. Dolcetti, op. cit., App. V, pag. 226. (3) Relaz. degli ambasc. ven. al Senato a cura di A. Segarizzi, Bari, 1912, voi. I, pag. 43, Relaz. Manolesso. Il Manolesso non fu ambasciatore; ma scrisse una relazione su Ferrara, introdotta fra quelle degli ambasciatori. (4) Sañudo, VI, 294. (5) Id., LVII, 112. (6) Quest’ultima formula singolarissima si trova in un atto di battesimo (1498) di un neonato, il cui padre era con ogni probabilità, il canonico Giovanni Augurello. Biscaro, Lorenzo Marcello cit., pag. 18. ■ Y\ f? 'Wi i 1 RITRATTO DI PIETRO ARETINO. (Firenze, Pitti).