358 CAPITOLO XI. sempio della Venier sarebbe un’eccezione, giacché le Veneziane, anche quando andarono spose a monarchi e a principi stranieri, non si curarono d’occuparsi di ciò che al loro sesso non conviene. Vi furono però donne capaci di sublimi eroismi, personificati nella leggenda di Anna Erizzo, figlia di Paolo, iljtenace difensore di Negroponte (1470), che, fatto prigioniero da Maometto II col patto di aver salva la testa, fu, con fedifrago e truce inganno, segato a mezzo il corpo, talché ne rimase incolume il capo. La fantasia dei posteri volle forse rendere più gloriosamente compiuto l’orrendo sacrificio, giacché alcuni scrittori aggiungono, ma i documenti e le storie sincrone non confermano, che Anna, la bellissima figliuola del martire Paolo, avendo con fermezza respinto le disoneste proposte di Maometto II, fu da lui uccisa. Consacrato dall’ammira-zione dei contemporanei è l’eroismo di Belisandra Maraviglia, che dopo aver strenuamente difeso il castello di San Teodoro, presso la Canea, fatta prigioniera dai Turchi e riserbata, insieme con molte compagne, alla vergogna della servitù musulmana, diede fuoco alla polveriera della nave, su cui era imbarcata, e balzò in aria insieme coi nemici e con oltre mille schiave cristiane A un altro sentimento pur nobile, l’amor coniugale, avrebbe sacrificata la vita anche Cecilia Barbarigo, la quale si sarebbe lasciata morir di fame, un’invenzione di novellieri <2), nella (Dagli - Habltl d'huomeni et donne venetiane • di Giacomo Franco». non volendo sopravvivere al marito. Ma questa è (1) La famiglia di Belisandra Maraviglia abitava a San Trovaso, presso il ponte che porta ancora il nome delle Maravegie. (2) PALAZZI, La virtù in gioco, flintro dame patrizie di Venezia famose per nascita, per lettere, per armi ecc., Venezia, Pari, 1681, pag. 80. — Un altro esempio dì abnegazione coniugale, se probabilmente non fosse anche questo inventato da Lod. Dolce (Della institution delle donne cit., pagg. 48, 49), sarebbe il seguente: < Nella nostra città, ricca 1 di ogni virtù, et abondevole di ogni laudevole et bel costume, vive ancora una honesta Donna; la quale essendo ma* * ritata bellissima et molto fanciulla, la prima notte che col marito si giacque, s’avvide che egli haveva le coscie fa-« sciate, et ìndi a pochi di il marito infermando, fu scoperto lui essere offeso da quel male, che tanti ne ha già guasti * per tutta (‘Europa, il quale, oltre procedendo, lo tenne nel letto dieci anni; et a tal forma lo ridusse, che ’I misero * Intorno più a corpo morto, chea huomo vìvo assomigliava; nel qual tutto tempo ella con tanta sollecitudine attendeva * alla cura del marito, et serviva ai bisogni della casa, che nè bora, nè punto di tempo haveva da respirare. Di sua * mano gli medicava le piaghe: gli amministrava le vivande; et senza schifezza alcuna, più pietosa a lui ch’a se mede- * sima, trattava sempre e mondava quelle parti, che erano orrìbili da riguardare. Mori infine il marito; et ella è rimasta « con due figliuoli, sana et bella come il primo giorno che nacque •.