402 CAPITOLO XII. SCENA COMICA. (Da un'incisione in legno del sec. XVI, riprodotta dal Rasi: -I comici italiani », Firenze, 1897-1905). Alle prime rappresentazioni delle tragedie e delle commedie originali latine si erano accompagnate le traduzioni e le imitazioni italiane, che ebbero il loro inizio in Ferrara, dove, il 25 gennaio 1486, nel cortile del palazzo del duca Ercole, si recitarono tradotti in italiano i Menaechmi. Un veneziano, Gregorio Correr, aveva fin dal 1429 scritto in latino la tragedia Progne, e un suddito di San Marco, Gian Giorgio Trissino, vicentino, nel 1515 iniziava con la Sofonisba il teatro tragico italiano. Al Trissino tennero dietro, tra i veneti, il padovano Sperone Speroni con la Carnee, il Cieco d’Adria con la Dalila e VAdriana, Giambattista Liviera di Vicenza col Cre-sfonte, Conte di Monte, pur vicentino di Musone, coll’Antigono, e finalmente il veneziano Lodovico Dolce con la Marianne, la Didone e alcune libere traduzioni di Euripide e di Seneca. La Marianne fu recitata la prima volta, nel 1565, in casa di Sebastiano Erizzo, il patrizio dottissimo, da una compagnia di comici, il cui capo era il celebre Antonio Molino detto il Burchiella. La tragedia, che dava forma drammatica alla gelosia di Erode il grande, re di Giudea, verso la moglie Marianne, benché senza apparato di scene e senza accompagnamento di musica, fu applaudita da più di trecento spettatori <•>. Se in tutte le menzionate tragedie l’azione è lenta e impacciata e ì caratteri senza vita, non molto più sicura procede a Venezia la commedia letteraria, già vivida e fiorente in altre parti d’Italia. La forza dei caratteri, il brio e la sagacia delle osservazioni, la piacevolezza del dialogo, tutto ciò insomma che fa vivo e festevole il teatro del Bibbiena, del Machiavelli, dell'Ariosto, non si ammira ne’ commediografi nati o vissuti in Venezia(2). Pure, a traverso l’intreccio e la struttura scenica, imitati dai modelli antichi, anche nelle commedie del Dolce e del Parabosco balza fuori la verità della vita, ma con ciò ch’essa contiene di volgare e di triviale. Con maggiore varietà e con più rapida ed efficace osservazione è dipinto il costume nelle commedie dell'Aretino. In queste, come in tutta la produzione comica del Cinquecento, la vivacità satirica e l’osservazione acuta del reale, derivate dai novellieri, sono impacciate e mortificate dall'imitazione latina <3). Ma, più otLW Beoicvs Civts Patavwv.» COGN©M£NTP R.V2ÀXZS (t) Ap. Zeno, Annotta. a l Fontanini, voi. I, pag. 475. (2) Cicogna, Memoria intorno la vita e gli scritti di L. Dotce nelle «Meni, dell’lst. Veneto», a. 1862, voi. XI, pag. 93; Salza, Delle commedie di L. Dolce, Melfi, 1899. — Del veneziano Lodo-vico Dolce sono le seguenti commedie: Il capitano, La Fabbrizia, Il marito, Il ragazzo. Il ruffiano. (3) V. De Amicis, L'imita;. lat. nella comm. it. del XVI sec., Firenze, 1897, pag. 2 e segg. angelo beolco, detto il ruzzante (1502-1542). (Dal/Tomasini: « Illustrami virorum elogia iconi-bus exomata •. Padova, 1630, voi. I, pag. 30).