342 CAPITOLO X. senza fiel in corpo, nè lengua in boca, bona massera fadighente e ben acostumà; non alterchi, non criori, non biasteme, non zelosie. Quando il marito annunzia il suo ritorno a casa con un fischio, sùbito la sposa gli corre incontro col saluto: — sieu el ben vegnuo — e gli toglie la veste di dosso. Il pranzo è pronto, con certi saoreti, d’instae garbi, d’inverno dolci; e, dopo il mangiare, essa gli posa il capo sulle ginocchia, e i due felici fanno el più soave soneto, che possa mai far poeta in lengua volgar. « Andemo in leto, — continua il giocondo scrittore — si lievo a bon’ora, subito la lieva in pie. Si l’è d’instae, soto la nostra « pergola se conza el desco; si Pè d’inverno in tei nostro camerin apresso la cusina, che par « una stua, col so vin caldo, el pan in bruo.... un puoco de rosteto, i so maroni e peri coti « daspuo pasto; e man a rasonamenti piasevoli, tignandose ’I brazzo al colo, e tal fiae el LA DOGARESSA DI VENEZIA IN ABITO DA LUTTO. ZILIA DANDOLO, VEDOVA DEL DOGE LORENZO PRIULI, MORTO NEL 1559. CECILIA CONTARINI, VEDOVA DEL DOGE SEBASTIANO VENIERO, MORTO NEL 1578. (Are. di Stato, dai • Cerimoniali *, I). « nostro baseto.... Ogni sera la revede i colari de le mie camise e repezza le scarpete; ogni «sabo la me scurta i cavelli, la me tagia le ongie e si me lava i pie» La casa si empiva di pianto alla morte di qualche persona amata. Intorno alla morte la fantasia popolare creava visioni, apparizioni, superstizioni d’ogni specie. Per esempio, se pioveva quando il sacerdote, col viatico, entrava nella casa dell’infermo, non v’era più speranza alcuna, ma se la pioggia bagnava la bara del trapassato se ne traeva buon presagio per la sua anima<2). Aspro e amaro il trapasso all’ombra infinita, ma non pochi attesero l’ultima ora serenamente, quasi fosse da transitare d’una in altra casa, come diceva Alvise Cornaro, spentosi cantando una divota canzone del Bembo. Qualche guerriero di massimo ardire nelle battaglie, piegò sotto il peso della fortuna avversa e mori di cordoglio. Qualche patrizio, per colpe commesse contro la patria, si fece giustizia da sè, come (1) Calmo, Leti, clt., pagtf. 287 , 290. (2) Bernoni, Crederne pop. cìt.