LA NUOVA CULTURA 231 fitto interi palazzi; gli agiati potevano avere una buona pensione per sette scudi al mese e sei per il valletto; alcuni abitavano presso i professori, e n’ebbe in sua casa anche il Galilei; altri presso affittacamere, alle quali il magistrato deH’Inquisizione raccomandava di non « cucinare carne nelli giorni di quadrigesima e neanco ne’ dì prohi-«biti»(1); i poveri e meritevoli erano provveduti di alloggio e vitto gratuiti in alcuni collegi, instituiti con lasciti e offerte. I libri costavano meno che a Bologna, e si rivendevano ai librai, non di rado ebrei, alla fine dell’anno scolastico. La laurea degli scolari nobili e ricchi, specialmente dei patrizi veneziani, molto numerosi e, al dire del podestà Grimani (a. 1554), gentili, studiosi et di grandissima speranza (2), si celebrava con festeggiamenti. Grande la pompa con cui si addottorò, il 17 dicembre P. VERONESE — RITRATTO DI MARCANTONIO BARBARO. P. VERONESE — RITRATTO DI DANIELE BARBARO. (Vienna, galleria del Belvedere). (Firenze, galleria Pitti). 1520, il giovine Andrea Priuli. Si recarono a Padova molti nobiluomini, e nel Prato della valle fu imbandito un sontuoso banchetto. « Il Priuli — continua Marin Sanudo — « era alozato sul Pra di la valle in chà Venier: sicché fu gran triumpho et li promotori soi n° 8 donoe un anello d’oro per uno et uno becho (cappuccio) di veludo cremesin » <3). Singolari privilegi erano concessi ai nobili laureati, come quello di un seggio distinto nel gran consiglio di Venezia e la precedenza sugli stessi cavalieri nelle pubbliche solennità; e similmente i chierici, che conseguivano le insegne dottorali, avevano, in coro, luogo sopra gli altri eminente. Osservava uno scrittore del Cinquecento che « non tutti, che hanno nome di scolari e vanno a Padova, ci vanno per ¡studiar lettere », e aggiungeva che, massimamente i francesi, sceglievano Padova, « copiosa (1) Bruci, Gli scolari dello Studio di Padova nel Cinquecento, Padova, 1905, pag. 22; Id., Gli studenti tedeschi e la Santa Inquisizione, in «Atti Ist. Ven. », a. 1893-94, t. 52, pag. 1015 e segg. (2) Id., Gli scolari dello Studio di Padova cit., pag. 12. Nel 1554 v’erano allo studio cento e più patrizi. (3) Sanudo, XXIX, 467.