LA FAMIGLIA 351 di Pitigliano. Pure la Repubblica rincorava l’Alviano a non cedere all’avversa fortuna, e quand’egli, militando sempre sotto il vessillo di San Marco, cadde infermo e morì il 7 ottobre 1515, il suo corpo imbalsamato fu portato con solenne pompa a Venezia e sepolto nel tempio di Santo Stefano, dove ne disse l’elogio funebre Andrea Navagero. Eccettuate queste pompe, che lo Stato ordinava, i funerali si facevano secondo la volontà della famiglia o del defunto, il quale, molte volte, non lasciava soltanto disposi- ANT. E TULLIO LOMBARDO, ALESS. LEOPARDI E LOR. BREGNO — MONUMENTO AL DOOE ANDREA VENDRAMIN. (Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo). zioni per beneficenze o per messe di suffragio, ma anche per il mortorio e la sepoltura. Taluno vuole la salma vestita di abiti sontuosi, altri di lane monacali; chi disponejia il feretro nudo di ogni ornamento, e chi adorno di armi gentilizie. Rispecchia l’indole vanagloriosa dell’uomo il testamento del medico Tomaso Rangone, il quale volle dietro la sua bara pomposo corteo, che doveva passare per varie contrade, mentre le campane suonavano a distesa. Non bastò la solita orazione: il medico ne pretese tre in sua lode, e volle sul feretro i volumi da lui scritti (l), seguendo in ciò il costume di porre sui cataletti dei giurisperiti codici e digesti, su quelli dei medici libri d’Ippocrate e di (1) Tassisi, Curiosità vtntziane, Venezia. 1887, pag. 342.