LE CONDIZIONI SANITARIE ECC. 47 diavano, anche per scopo industriale, di spinger l’acqua a distanza da un punto all'altro (1); incoraggiò chi faceva disegni per costruir fontane persino nella piazza di San Marco (2). Quasi una manifestazione di culto a questo necessario elemento dalla natura, negato a Venezia, le sponde (vere) dei pozzi, furono scolpite dai più celebri artefici, con tutte le eleganze dell’arte (3). Ad altre offese della natura eraesposto l’inospite suolo. Anche nell’età di cui parliamo, la città fu turbata da terremoti, e si ricordano fra i più terribili quello del 1504, che fece scappar giù sulla piazza i senatori radunati in palazzo ducale, e quello del 26 marzo 1511, che fece cadere in rovina parecchie case (4). Parve quest’ultimo una punizione del cielo per i peccati degli uomini, e il patriarca Antonio Contarini esortò a penitenza gli atterriti cittadini, e intimò digiuni di tre giorni a pane e acqua, e processioni e canti di litanie : « cosse — conclude col suo buon senso il Sañudo — che io le laudo « quanto ad bonos mores et ad re-« ligionem, ma quanto a remedij «di teramoti, ch’è cossa naturai, « nihil valebat» (5). La superstizione popolare vedeva gastighi divini e sognava interventi di (1) Giuseppe Ceredi, Tre discorsi sopra il modo d'alzar acque da luoghi bassi. Per adacquar terreni. Per levar Vacque sorgenti, se piovute dalle campagne, che non possono naturalmente dare loro il decorso. Per mandare l'acqua da bere alle città, che n'hanno bisogno e per altri simili usi, Parma, 1567.1 seguenti paragrafi riguardano Venezia: «Machina vigésima, «fatta in San Giorgio maggiore di Venetia(pag. 11)— Modelli diversi di moltissime machine nella stanza dei Provecí ditori di Comune in Venetia (pag. 15) — Edificio bellissimo alla Giudecca di Venezia con le chiocciole Alemane « fatto da M. Alessandro Bolognese (pag. 33) — Statera del molino a San Nicolò del Lido proportionata alla forza del « motore più di qualunque altra (pag. 49) — Istromenti diversi del moto visti in Venetia nella sala dei modelli di « mare (pag. 52) — Alessandria maggiore, Ravenna, e Venetia preservate da venti settentrionali (pag. 52) ». Curiosa fra le altre è la descrizione della macchina del chiostro di san Giorgio maggiore. L’acqua era raccolta in una cisterna bassa in comunicazione, per mezzo di tubi di piombo, con una cisterna posta molto in alto. Quella bassa era chiusa alla sommità da un coperchio di legno; un forte peso premeva il coperchio sull’acqua, che sotto la pressione, erompeva dai tubi nella cisterna più alta, formando un getto a fontana. — Nel 1534 il pittore Jacopo da Ponte, detto il Bas-sano, ottenne un privilegio « per usar il raro inzegno et modo ritrovato di far molini, siege, condur e alzar aque ». / pozzi di Ven. cit., pag. 152. (2) Fabio Glissenti di Vestone (Brescia), che esercitò, con onore e lucro, la medicina in Venezia faceva ne’ suoi Discorsi morali (Venezia, Farri, 1596) il progetto di una fontana monumentale, che sarebbe costata ventimila ducati d’oro. A. Tessier, Modo curioso di fare una fontana perpetua d'acqua dolce nella piazza di San Marco (per nozze Mayer-Fioretti, Venezia, 1879). (3) Le vere furono sempre di pietra, salvo le due bellissime di bronzo nel cortile del palazzo ducale, una di Niccolò de’ Conti, (1556), l’altra del ferrarese Alfonso Alberghetti (1559). (4) Gallicciolli, Delle mem. ven. ant. profane ed eccl., Venezia, 1795, libro I, § 815. (5) Sañudo, XII, 85. l’incendio del palazzo ducale nel 1577. (Da una stampa del sec. XVI).