LA FAMIGLIA 327 ricorda i sapienti dell’antichità. Era questo un sereno contrapposto alla severità dell’educazione della gioventù patrizia, la quale doveva trattare i genitori con quell’ossequio che mortificava la infantile tenerezza*1», ritenendosi nien dannoso peccare nella rigorosità che nella indulgenza, perchè questa corrompe e quella ammaestra*2*. Il cardinale Valier consigliava alla madre d’insegnare il timor di Dio ai figliuoli, non perdonando alla verga, « tenendo ascoso più che si « può con loro il grande amore, volendo in « ogni modo essere obbedita la madre ed eser-« citar imperio in questa loro tenera età »<3*. Si dava particolar cura all’insegnamento religioso, e i fanciulli, che assistevano alle cerimonie chiesastiche, frequentavano le scuole di dottrina cristiana aperte ne’ dì festivi, e per esse si stampavano libri catechistici con « domande e risposte*4*, officieti grandi, me-« zani, mezanelli et piccoli.... tutti istoriadi « cum frixi et figure, et in miniature, in di-fi segno, facte de intajo, compendi de oration, « officioli de Maria Vergine »<5). All’età voluta dalle leggi canoniche, maschi e femmine dovevano essere ammessi alla cresima, alla confessione e alla eucarestia <6). Le fanciulle, quando non si educavano in monastero, come si usò più comunemente nei tempi seguenti, vivevano ne’ luoghi più appartati del palazzo, affidate alla vigilanza di vecchie ancelle, ignorando il lusso, che allietava altre parti della casa, spesso occupate nel lavoro ingenioso e bello del reccamare <7). Non uscivano quasi mai di casa, e soltanto per andare alla chiesa*8*, accompagnate talvolta da (1) * lo molto lodo la consuetudine di alcuni, che servano « tal modo di non ammettere i figliuoli alla presenza paterna, • in sin che non sono ben creati et costumati: anzi, dopo u-« sciti dal governo delle nutrici, danno loro maestri saggi et « accorti, che gli allevino con buona creanza et dottrina ». Oio. Maria Memmo, Dial. per formare un perfetto Prencipe e una perfetta Rep. e parimente un Senator, un Cittadino, un Soldato et un Mercante, Vinegia, MDLXIII, pag. 23. (2) L. Dolce, Della institution delle donne, Vinegia, MDLIX, pag. IO. È una traduzione raffazzonata dell’opera di Lodovico Vives, De institutione feminae christianae, venuta in luce fino dal 1524. Cfr. Bongi, Ann. del Giolito cit., voi. I, pag. 101. (3) Valier, Istruzione cit., cap. X e XII. (4) Modo breve et facile, utile et necessario in forma di dialogo di ammaestrare i figliuoli mascoli et femine et quelli che non sanno nelle divotioni et buoni costumi del viver Christiano. L’autore anonimo avverte II lettore che il libretto è per le scuole pubbliche di dottrina cristiana, aperte in Venezia nei giorni festivi. Se a queste scuole, frequentate da cittadini e da popolari, intervenivano i figli maschi dei patrizi, non vi andavano certamente le loro figliuole. Oli stampatori veneziani diedero in luce molti libretti di dialoghi, di laudi, di sermoni • da far recitare alli putti nelle « scuole la festa, e per ammaestrarli nella santa disciplina et dottrina di Christo ■. (5) Fulin, Doc. per la st. della stampa cit., pagg. 180, 188. (6) Oallicciolli, li, 391. (7) L. Dolce, op. cit., pag. 12. (8) Il 28 settembre 1593 il patriarca Lorenzo Priuli scriveva al cardinale Mutti: .Quasi tutte le giovani vergini