186 CAPITOLO VII. lette, dalle molle dei caminetti (1), agli arpioni per appiccare i quadri, alle palle di rame e di bronzo forate (perfumeghi) per ardere rèsine e incensi (2>, poiché la passione dei fiori e dei profumi era viva, e nelle ricche stanze non mancavano mai canestrelli di giunchi, ripieni di fiori e d’erbe odorose <3>. Molti esempi di mobilia veneziana del Cinquecento, armari, stipi, cassoni, seggioloni, si conservano ancora, ma si va invece facendo più rara la rappresentazione del- « RESTELLO » COI CINQUE QUADRETTI ALLEGORICI DEL GlAMBELLINO, CUSTODITI NELL’ACCADEMIA DI VENEZIA. MOBILE VENEZIANO RICOSTRUITO DA G. LUDWIG. l’arredamento delle stanze ne’ quadri de’ pittori di questo tempo. L’arte del Quattro-cento, se usciva talvolta all’aperto per inebriarsi di luce, preferiva raccogliersi placida e serena nell'intimità della casa; quella del Cinquecento invece è il trionfo dell’aria aperta. Il momento di transizione fra queste due tendenze è segnato dal Carpaccio, il pittore delle pubbliche feste rumorose e delle stanze silenziose. In una sua Annunziazione, si vede da un lato la camera di Maria col cassone, l’inginocchiatoio, la soaza, e nel fondo, dall’uscio aperto, l’origliere del letto e le lenzuola rimboccate ; dall’altro il giardino con alberi fronzuti e colombe e uccelli, che dànno alla scena una soavità campestre. La camera (1) Un par de cavedoni de bronzo alti con due figure in cima et oseletti atorno e fornimenti de fuogo (Invent. Odoni cìt.). (2) Un pomo da perfumego damaschin ( Invent. Luca Valaresso, 1527, Cariceli, inf. B. 34). — Un perfumego lavorado alla damaschina in pomo (Invent. Marcello cit.). (3) Aretino, Lett. cit.. lib. I. c. 171. — Do vesighe de muschio (Vedi Appendice, Invent. Bon. 1526, n. IV).