56 CAPITOLO III. soprastanti alla pescheria ('>; il pane, di buon frumento, mondato dai pubblici crivellatori, doveva essere impastato con la gramola e cotto nei forni pubblici, dove agli operai nostrali si preferivano sempre i tedeschi. La distribuzione della legna da ardere era ordinata dai due provveditori sopra boschi, e con gravi pene pecuniarie s’impediva agli incettatori di accaparrare burchi e altre barche pel trasporto, ordinando che di ogni quattro burchi carichi, ne fosse sorteggiato uno, sul quale « si dovesse immediate porre « una banderuola con la insegna de missier San Marco » affinchè il popolo vedesse dove poteva acquistar legna a giusto prezzo (2). Non sempre le saggie provvidenze annonarie poterono salvare la città dalle carestie, che nei secoli XV e XVI afflissero la città parecchie volte. Aspre particolarmente quelle del 1528 e del 1569, in cui dalla terraferma giungevano a torme i mendicanti, che imploravano pietà per le vie, e alle porte dei fondachi la folla tumultuante era tanta, che parecchi, pesti o soffocati, perirono <3). Pur tra le vicende, non sempre liete, della fortuna e le inquietudini della guerra incessanti, la città si ampliava e si abbelliva, offrendo agi e comodi sempre maggiori alla popolazione, che andava costantemente aumentando, così che da circa cento e ventimila anime nel 1509, salì nel 1563 a centottantatremila. Discese nel 1581 a centoqua-rantaduemila, ma la diminuzione fra gli anni 1563 e 1581, fu dovuta alla peste, che dall’agosto 1575 al luglio 1577, fece ben cinquantamila vittime, fra le quali Tiziano. Alla fine del secolo, la popolazione cresce novamente sino a una media di centosessantamila anime(4), ma con essa non cresceva la prosperità. La ricca e operosa città dell’età di mezzo incominciava a decadere, quantunque di fuori non apparisse. La vita veneziana, nel suo aspetto esteriore non aveva mutato e si dimostrava sempre fervida e lieta. Nei vasti campi, come nelle strette calli, un andirivieni, un affaccendarsi di gente: chi saliva e scendeva dalle barche, chi approdava alle fondamenta, chi trattava affari nei fondachi, chi lavorava nelle officine. La piazza di San Marco era il centro della vita cittadina: qui, nelle occasioni solenni, cavalcate e tornei, feste e processioni; qui, tra i patrizi togati, le gentildonne sfarzose, il popolo gaio e ciarliero, si aggiravano genti dei più lontani paesi, dalle fogge più strane e pittoresche. Passando per la strada delle mercerie, nelle cui botteghe « tutte cose che si sa e si vuol domandare si trova » (5), si giungeva nel popolare quartiere di Rialto, sonante di lavoro. Sotto i portici, dove erano scrittoi di banchieri, botteghe di ricche stoffe nazionali e levantine, scuole di pittura e di musica <6), si davano convegno patrizi e negozianti a trattare di affari. Qui, tutte le feste, per decreto del 15 dicembre 1542, un sacerdote, sovra un pergamo portatile, doveva spiegare la Santa Scrittura al popolo; e durante la predica era vietato ai cantarini e ai ciarlatani di salire sui loro palchi per esercitarvi il loro mestiere <7). Presso (1) V’erano due fiorenti mercati di pesce, l’uno a Rialto, istituito nel 1332, l’altro all’estremità del molo di San Marco, presso la zecca, onde il ponte che dà accesso all’odierno giardinetto, chiamavasi ponte della pescaria. (2) Arch. di Stato, Cons. X, Senato 5 giugno 1532. (3) Sanudo, XLVI, 612 (20 febbr. 1528 m. v.); Gallicciolli, I, 799. (4) Il Sanudo (Vili, 414), il 15 giugno del 1509, reca un censimento della città, che sale a oltre 300.000 anime, senza contare i frati e le monache. Tale cifra non è conforme al vero, giacché, intorno alla popolazione di Venezia nel secolo XVI, i documenti danno le cifre seguenti: Anno 1509 1540 1552 1563 1581 1586 1593 Popolazione 120.000 144.000 174.000 183.000 142.000 159.000 163.000 Presa la media di circa 160.000 abitanti (anno 1586), la cittadinanza era approssimativamente composta di 8400 nobili, di circa 4500 tra preti e frati, di 9000 cittadini originari, di 132.000 popolani e di 5000 ebrei; Beloch, La popolazione d’Italia nei sec. XVI, XVII e XVIII, in « Bulletin de l’Institut international de statistique », t. Ili, 1888, I. livr.; Bevölkerungsgeschichte der Republik Venedig, in « Jahrbücher für Nationalökonomie », 1889, bd. XVIII; Beloch, La popolazione di Ven. nei sec. XVI e XVII, in « N. Arch. Ven. », a. 1902, t. III, pag. 5 e segg.; Contento, Il censimento sotto la Rep. veneta, in « N. Arch. Ven.», a. 1900, t. XIX e XX. (5) Sanudo, Cronachetta cit., pag. 39. (6) Fr. Sansovino, Venetia cit., pag. 363. (7) Gallicciolli, II, 140.