258 CAPITOLO Vili. e i Giudizi, che il grande libellista pubblicava in foglietti volanti, che si vendevano e gridavano per le vie, additarono alla stampa l’avvenire del giornale <». Le gazzette <2> cominciarono in Venezia e in Roma circa l’anno 1543, ma s’erano divulgati anche prima i fogli d’avviso, scritti a prezzo, e gli scrittori e propagatori furono confusamente chiamati gazzettanti, avvisatori, fogliettisti, novellisti, menanti. La cauta politica veneta riusci a disciplinare gli spiriti inquieti dei gazzettanti, i quali invece a Roma si tramutarono in audaci libellisti, onde ne vennero dal governo papale repressioni crudeli, come quella che condusse al patibolo il beneventano Niccolò Franco (3>. Ma anche a Venezia correvano stampate o manoscritte, in foglietti volanti, o attaccate ai muri aspre satire anonime. Comparvero la prima volta, nel novembre del 1532, affisse alle < RAFFAELLO — PRESUNTI RITRATTI DI ANDREA NAVAGERO E DI AGOSTINO BEAZZANO. (Roma, galleria Doria). colonne di Rialto, e ne tien nota il Sanudo. Erano in odio di alcune cortigiane e del-l’Aretino <4), il quale, accomunato alle meretrici, aveva quel che si meritava, poiché in versi ed in prosa diceva volentiera mal d’i signori et altri-, ma non era giusto che un'altra satira di malia natura, in odio di Battista Egnazio, si esponesse proprio sulla cattedra del sapientissimo uomo (5>. Libelli e caricature anonime, si affiggevano inoltre a quella pietra, donde si pubblicavano le leggi, e che è sorretta da una statua incurvata, detta il Gobbo di Rialto, il quale fu per qualche aspetto il Pasquino veneziano. Tra la statua di Roma e quella di Venezia corse una specie di corrispondenza satirica, e dietro il nome del Gobbo si nascosero molti scrittori di pasquinate contro le persone, i costumi, il clero e perfino lo stato <6). Come Pasquino ebbe a Roma per compare Marforio, così il Gobbo faceva i suoi dialoghi con Marocco popone, una (1) Luzto, Un pronostico salir, di P. Aretino, Bergamo, 1900, pag. XXIV e segg. (2) Il giornale trasse forse tal nome da una moneta di due soldi, chiamata gazzeta e coniata nel 1538 sotto il doge Andrea Oritti. (3) Bonqi, Le prime gazzette in Italia, in < N. Antologia*, a. 1869, voi. XI, pagg. 314-316. (4) Per le poesie contro l’Aretino cfr. Lezio, Rime del Berni trascr. da M. Sanudo, in • Oiorn. st. d. lett. it. *, a. 1886, voi. Vili, pag. 322. (5) Sanudo, LVII, 288. (6) Moschetti, Il Gobbo di Rialto e le sue relaz. con Pasquino, in « N. Arch. Veneto •, a. 1893, t. V, pag. 5 e segg.