LA FAMIGLIA 329 plebei (1), molte famiglie ambivano avere ne’ loro palazzi l’oratorio, disertando le chiese, onde il patriarca Girolamo Quirini vietò, anche ai preti che ne avessero /a-cultatem apostolicam, di celebrare la messa nelle cappelle private. 11 divieto fu tolto da Clemente VII, con sodisfazione dei patrizi, che resero ancora più stretta la clausura delle figliuole, le quali potevano in tal modo adempiere fra le pareti domestiche le pratiche religiose. Prima ancora che le fanciulle fossero uscite di puerizia, i genitori e i parenti pensavano di combinare un matrimonio, che per ricchezza di patrimonio e nobiltà di nome potesse accrescere il lustro del casato. Le esigenze domestiche delle famiglie primarie LA FAMIGLIA PATRIZIA PISANI. Particolare del quadro di Paolo Veronese « La famiglia di Dario ai piedi di Alessandro •. (Londra, galleria nazionale). impedivano la libertà del sentimento nei figliuoli, cosi che talvolta avveniva perfino il caso di qualche fanciulla condotta all'altare senza neppure aver mai parlato con lo sposo assegnatole dai genitori. Non dissimili nelle altre città italiane le condizioni delle donne, ma a Venezia dove ogni forma di autorità era gelosamente circondata come di un’aura di rispettoso mistero, non abbondano documenti e notizie concernenti all’intimità domestica. La storia non ricorda gl’interessati e tirannici voleri dei padri, i celati dolori delle infelici condotte a forzate nozze, nè le ribellioni di qualche giovine innamorato che non voleva rinunciare alla fanciulla amata. Trattando degli antichi riti nuziali, abbiamo creduto d’interpretare certi fatti singoli come forme di simboli e costu- (1) L'Aretino (Leti, cit., lib. VI, c. 64 t.) scrive che si vedeva • nei di festivi rimanere fuora del tempio le vili « brigate e abiette, e solo adagiarsi nei luoghi d’onore e nei seggi le persone qualificate e pompose ».