348 CAPITOLO X. poveriAlle antiche decime, che s’erano ridotte a una certa somma determinata, talvolta anche di poca entità, furono sostituiti nel secolo decimosesto i contratti dei sacerdoti cogli eredi, ma non cessarono tra il clero'delle varie chiese le controversie pei diritti di stola, e per quelli di partecipazione ai funerali. Dai riti funerari dei patrizi non differivano, se non in qualche particolare più pomposo, quelli del doge, della dogaressa, dei procuratori difSan Marco, del cancellier grande (2). Non appena avveniva la morte del principe,'il’cavaliere ducale, vestito a lutto, si recava in Collegio per darne notizia al consigliere più anziano, o vice doge, e agli altri consiglieri, i quali con solenni forme pubblicavano il triste annuncio. Il giorno dopo si collocava il cadavere nella stanza delle udienze private, o chiuso nel feretro, o sopra un tappeto, circondato di ceri. Sull'imbrunire, i canonici di San Marco, col cappellano e col chierico del doge, dopo aver benedetta la salma, la trasportavano nella chiesa dov’era la sua sepoltura. Intanto nella sala del piovevo, dove il principe avea ricevuto le felicitazioni nel giorno della sua incoronazione, sopra un alto palco, coperto di velluto cremisi con le armi della Repubblica, si esponeva distesa l’immagine in cera del defunto, col manto d’oro, il berretto, gli sproni e la spada dorata<3>. Vegliavano intorno per tre dì, sacerdoti, patrizi e senatori; e al terzo giorno si trasportava nel cataletto la statua, accompagnata da un immenso corteo, che facendo il giro della piazza lentamente s’avviava ai Santi Giovanni e Paolo, ove si compivano le esequie <4). Il senato vi assisteva in toga rossa, quasi per ammonire che il lutto era privato e che, se il doge era morto, la Repubblica era eterna. Onoranze solenni si tributavano anche alla dogaressa che premoriva al marito. Nel giorno, in cui tra il clamor delle feste essa era entrata in palazzo, quasi per ricordarle la cadu- PORDENONK — PRESUNTO RITRATTO DI PENTE-SILEA IIAOLIONI, MOGI.IK DEI.I.'ALVIANO. Particolare di un affresco. (Alvlano, chiesa parrocchiale). . Ricorse quindi al magistrato, perché desse al sacerdote lai portinone che quela sia esempio ad altri. Oalliccioli.i, II. 41*8. (2) I particolari del funerali dì un cancellier grande sì hanno nel Sanudo (XXXIV, 363) che descrive quelli di Oiampìetro Stella, morto l'8 agosto 1523. La cassa, deposta nel battistero di San Marco, era coperta di un panno d’oro, con sopra il cuscino d’oro del doge e la spada e gli sproni, per essere lo Stella cavaliere dell'impero. Continua il Sanudo: . Et fato venir le 9 Congregali»»!. la Scuola di San Marcho con alcuni marinerì con torzi in man, et 12 Jesuati < con torzi, poi li Secretarli, ma non erano in mantello, come sì consuetava; poi il doxe vestito di scartato vesta et < bereta... Eravi il Legato col Doxe et li do oratori cesarei... lì Comieri con l'orator di Milan, di Ferrara e di Mantoa... < poi li Cai di XL vestiti di paonazo... In chiexìa di San Zacharia fo portato la cassa dove era preparato il balda- ■ chin grande, et fece l'oratione domino Marin Bezichemi |Becichemo] leze in Immanità a Padoa •. (3) Arch. di Stato, Commemoriali, II, 2, 5, 24. (4) P. Contarini, Argo cit., lìb. II.