64 CAPITOLO IV. Benedetto Bordone, miniatore ed erudito padovano <*>. Nella grande incisione del de’ Barbari (alta un metro e trentasei centimetri, larga due e ottantatrè) la città è ritratta di là dell’isola di San Giorgio: al nord una breve linea vuol segnare i monti lontani. Oltre a San Giorgio si vedono le isole di San Secondo, di Murano, di San Michele, di San Cristoforo ; e quelle più verso il mare: Torcello, Burano e altre minori. In alto è affigurato Mercurio con il pétaso alato e col caduceo; in basso Nettuno a ridosso di un delfino e il tridente nella destra; intorno all’ampia distesa Iagu- T$aefi nouamcnte rttrouati per îa Nanigatfone di Spagna in Catfcnt.Erda Alba tulio VdbutioFiorcntinoinataUito Mon do Nodo : Nouamcnte Imperila. VENEZIA DALLA PIAZZETTA DI SAN MARCO (SEC. XVl). (Dal volume « Paesi nuovamente ritrovati » stampato a Venezia per Zorzi de Rusconi nel 1517). nare, otto teste, emergenti da nubi, rappresentano i Venti, che soffiano sull’acqua, la quale è segnata in modo vario, così da indicarne le varie profondità e il movimento. Nel bacino di San Marco e presso la Dogana da mar sono molte galere; in giro, piccole barche da trasporto e altre che corrono in gara lungo il Canalazzo. La diligenza con cui sono delineati tutti gli edifizi ci aiuta a seguire le trasformazioni avvenute nei tempi successivi. Le vecchie procuratie hanno due soli ordini di arcate; sull’angolo del palazzo ducale, presso il ponte della paglia, s’alza una torricella, e due altre simili sul palazzo Molin alla riva degli Schiavoni; il luogo dove fu eretta la chiesa dei Gesuiti è occupato dall’acqua; alcuni campi sono selciati, ì più sono ancora erbosi(2). I segni annunziatori di quell’arte che risvegliò lo spirito e le forme della bellezza antica appaiono in alcune fabbriche e monumenti, dove la forma architettonica e decorativa dell’età di mezzo si mescola con quella della nuova. In qualche edifizio splende già il Rina- scimento veneziano con le sue peculiari caratteristiche. Perchè la rinascita non ha una sola impronta in tutta Italia ; ogni regione ha un suo genio speciale, che manifesta bensì la diretta dipendenza dall’antica arte romana, ma, neU’usarne gli elementi, li varia o li accorda a seconda delle tradizioni, degli usi paesani, o del concetto di un artefice possente e, per ciò, seguito da molti imitatori. Ond’è che il Rinascimento di Lombardia prende l’impronta dal Bramante, dal Suardi, detto il Bramantino, da Ambrogio da Fossano, da Cristoforo Foppa, detto il Caradosso; Firenze costituisce principi del suo Rinascimento il Brunelleschi, Leon Battista Alberti, Benedetto e Giuliano da Maiano, Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca; Napoli ha il suo Brunelleschi in G. Marinelli, Saggio di cartografia della regione veneta, Venezia, 1881, n. 630. Intorno al Vavassore cfr. Bartsch, Le peintre-graveur, XIII, pag. 295; Passavant, Le peintre-graveur, Lipsia, 1864, V, 79; Almagià, La carta d'Italia di G. A. Va-vassori, Firenze, Olschki, 1914. (1) Pianta nell’¡solario di Benedetto Bordone, pubblicato da Niccolò d’Aristotele detto Zoppino. (2) Lazari, Notizia delle opere d'arte e d'antichità della Raccolta Correr, Venezia, 1859, pag. 166.