LA PITTURA NEL PIENO FIORE ECC. 129 Era giunto sulle lagune intorno al 1527, nello stesso tempo deH’Aretino, del quale fu editore e amico, e volle pure esserne l’emulo nelle oscenità letterarie (1). Ma fu anche nobile e generoso protettore dei buoni ingegni, e amico degli uomini più cospicui, che si davano piacevole convegno all’ombra delle piante del suo orto, che l’Aretino chiama « ventaglio della state, poi che il respirare del suo vento, l’ombra del suo verde, la soa-« vità de i suoi fiori, et il canto de i suoi augelli petrarchevoli, rinfresca, ricuopre, diti letta et addormenta » <2). Raccolto nella vita della sua famiglia, non inteso che al suo lavoro, fu Teobaldo Pio Manuzio, più conosciuto col nome di Aldo. Nato nel 1449 a Bassiano nel ducato di Sermoneta, presso Velletri, veniva alle lagune verso il 1490, e unitosi con un altro celebre stampatore, Andrea Torresani da Asola, condusse la sua arte a quella perfezione che non fu superata da alcuno. Il Torresani ebbe grandissima affezione per Aldo, al quale, già maturo di cinquantasei anni, diede in isposa la propria figlia Maria, giovanissima <3), che gli portò in dote quattrocento e sessanta ducati <4>. Da Maria, che Aldo nel suo testamento chiama prudens, optima honestate vitae, ebbe tre figli e una figlia. Il Manuzio, più fatto per gli studi che per gli affari, trovò nel suocero non soltanto un aiuto nelle angustie pecuniarie, ma un socio acuto e previdente nell’am-ministrazione della tipografia, che nel 1503 s’intitolò: In aedibus Aldi et Andreae Asiani soceri <5>. Il Torresani e il Manuzio, vivevano insieme, e l’intimità delle loro famiglie è descritta con arguzia, non scevra di malizia, da Erasmo di Rotterdam, venuto nel 1508 nella quiete della laguna per finire i suoi Adagia e farli pubblicare da Aldo, che diede ospitalità al grande filosofo, offrendogli lauto cibo all’intelletto, ma scarso allo stomaco (6). Nel dialogo Opulentia sordida, Erasmo accenna manifestamente al Torresani, ricco e spilorcio, ad Aldo, e agli ospiti ordinari, Girolamo Alean-dro, Marco Musuro e il medico di casa, Ambrogio Leoni. È però da osservare che alla mensa di Aldo e del Torresani v’erano spesso anche l’Egnazio, Andrea Navagero, il Bembo, il Ramusio, avvezzi a lauti banchetti, ed è da aggiungere che nella casa di Aldo avevano alloggio e nutrimento i copisti, i traduttori, i correttori e gli operai, com’era costume di molti proprietari di tipografia (7>. Erasmo, buon mangiatore, amico (1) Alcuni versi osceni, che si credono del Marcolini, furono pubblicati anonimi nel 1537, insieme col Vendemmiatore del Tansillo, e sono intitolati: Stanze di cultura sopra gli horti de le donne di Luigi Tansillo, colle Stanze in lode della Menta. (2) Aretino, Ragionamento de le corti, Venezia, Marcolini, 1538. Vedi anche Lett. cit., lib. I, c. 107 t. (3) Il De Nolhac (Les correspondants d’Alde, Rome, 1888, pag. 17) reca un documento da cui appare che Aldo sposò Maria Torresani nel carnevale del 1505. Il principe di Carpi, Alberto Pio, che era stato discepolo del Manuzio, e gli aveva concesso di aggiungere al nome di Aldo quello di Pio, cosi scrive al maestro: « Sp.li preceptori meo d.gmo D.no « Aldo Manutio de Pijs Venetijs: M. Aldo mio, ho hauto gran.mo adispiacere non mi potere ritrouare questo carneuale «ale noze uostre, si per uisitarui insieme cum la sposa, cummo anche per honorarui e far apiacere; uoy la confortarete « pur assai de mia parte, pregandoui tutti duy insieme a uolere uenire fin qui, facto queste feste de Pascha, a ciò ui « possa uedere e godere insieme cum li altri uostri amici di quà, et di questo non me ne potreste fare maggiore apiacere «in questo mondo. Carpi, XI martii, 1505. Albertus Pius de Sab. Carpi ». (Vaticana 1405, fol. 107). (4) Bernoni, Dei Torresani, Biado e Ragazzoni, Milano, 1890, pag. 16. (5) Ibid., pag. 19. (6) De Nolhac, Érasme en Italie, Paris, 1888, pagg. 31-36. (7) Bernoni, op. cit., pag. 38. HOLBEIN — RITRATTO DI ERASMO DA ROTTERDAM. (Museo del Louvre). Molmenti, La Storia di Venezia nella Vita Privata — P. II. 9