460 CAPITOLO XIV. descrive Venezia come una scuola di lussuria, in cui faceva da maestro il mostruoso Pietro Aretino <1): rispetto a Venezia parrà stolta l’accusa, se si guarda ad altre città: quanto all’Aretino, mostruosi al pari o peggio di lui erano altri buffoni e cortigiani, il tipo dei quali è quel Gian Lazzaro de Magistris, detto Serapica, il prediletto cameriere segreto di Leone X. Anche l’Aretino si sarebbe confuso con codesta genia dimenticata, se i vizii dell’anima non fossero stati in lui illuminati da una singolare virtù di ingegno, l’aroma che conserva anche la putredine. L’Aretino, giunto a Venezia il 25 marzo 1527, stringeva presto amicizia con Tiziano, che in quell’anno gli fece il ritratto; VAGHEGGINO CON UNA CORTIGIANA. (Dagli « Habiti » del Franco). e dopo poco tempo era accolto benevolmente dallo stesso doge Andrea Gritti. Il figlio del misero calzolaio d’Arezzo, giunto a conquistar la fortuna, esercitò nella sua età, per mezzo del vitupero e del ricatto, una vera dominazione. Però anime sdegnose, come Isabella d’Este e il Tintoretto, ebbero il coraggio di manifestargli il loro disprezzo; qualche donna ebbe schifo della turpe galanteria dell’Aretino <2>. Nella casa Bollani presso i Santi Apostoli convivevano coll’Aretino alcune sue amanze, chiamate appunto Aretine-, nè gli uomini più cospicui avevano vergogna di visitare il temuto satirico. Nel 1551 passò in una casa di Leonardo Dandolo sulla riva (1) Symonds, Il Rirt. in It. (L’era dei tiranni), Torino, 1900, pag. 392. (2) Di Angela Tornimbeni, senese di nascita, moglie del veneziano Gian Antonio Serena si era invaghito l’Aretino e aveva scritto in onore di lei sessanta stanze, che, per quanto egli dica castissimamente composte, non piacquero al marito e neppure alla moglie. Anzi questa rifiutò di riceverlo in casa, e il poeta si sfogò ingiuriando atrocemente il Serena. Aretino, Lettere cit., lib. I, c. 250.