102 CAPITOLO V. et Pauli, presso la scuola di Sant’Orsola, nella tomba della famiglia Di Giorgi. Giovanni volle subito sodisfare il desiderio del fratello, e il 7 marzo 1507 si accordò con la scuola di San Marco per finire, con la medema condicion e pati, el teller principiado non compido, che rappresenta La predicazione di San Marco in Alessandria d’Egitto. Giovanni Bellini chiuse gli occhi alla luce il 29 novembre 1516, e la sua salma fu deposta accanto a quella di Gentile. Nella Predicazione di San Marco, ora nella pinacoteca di Brera, taluni vogliono vedere in un gruppo i due autori: Gentile in abito giallo, Giovanni in abito rosso. Le vere sembianze dei due fratelli vediamo nelle due medaglie di Vittore Gambello, l’autoritratto di Giovanni in un delicato disegno a penna, seppia e gesso nel museo di Chantilly (1). Giovanni Mansueti (n. 1470 circa, m. 1530), fiacco ma diligente pittore, associa il suo al nome di Gentile Bellini, nel quadro la Processione della Santa Croce, dove ritrasse, in mezzo alla folla, se stesso con in mano un foglio, sul quale è scritto: Opus Johannis de Mansuetis recte sentientium Bellini discipl. Affettuose dovevano essere le relazioni AUTOGRAFO DI GIOVANNI BELLINI. tra maestro e scolaro, dacché il nome di Gentile è segnato quale testimonio, insieme con Girolamo da Parma, nel testamento del 30 giugno 1489 di Laura, moglie del Mansueti P>. Gli avi dei pittori Bellini furono pescatori e abitarono nella contrada di San Niccolò, il centro di quella fazione popolaresca, chiamata appunto dei Nicolotti, che quasi tutti traevano dalla pesca il loro sostentamento. Anche la famiglia di Vettor Carpaccio, originaria dell’isola di Mazzorbo, si trasferì a Venezia, e andò ad abitare, nel secolo XIV, nella contrada di San Raffaele, contigua a quella di San Niccolò, esercitando il mestiere di pescatori o quello di costruttori di barche (squeraroli) <3). I nicolotti, pescatori e sque-raroli, non appena la Repubblica chiamava i suoi marinai, abbandonavano le reti e l’ascia e montavano volonterosi sulle galere per le trionfali conquiste. E i figli di questa umile gente, che fu tanta parte della gloria marinara di Venezia, preparavano alla patria anche la gloria dell’arte. Veneziani furono dunque i Carpaccio, e a Venezia, probabilmente (1) Nel museo di Chantilly (collezione Condé) sono due disegni, uno che rappresenta un giovine, l’altro un vecchio. Sul primo una scritta dice che il disegno è donato da Vittore Belliniano a Giovanni Bellini; nel secondo, da Giovanni Bellini a Vittore. Adolfo Venturi crede giustamente a uno scambio di ritratti tra il maestro, ormai attempato, e il giovine discepolo, Vittore Belliniano. Non devono considerarsi autentici l’autoritratto di Giambellino agli Uffizi, e i ritratti dei due fratelli al Louvre, attribuiti a Giovanni ed oggi a Gentile; nè maggior fede merita l’autoritratto di Giovanni nella galleria Capitolina di Roma, che per la maniera, per lo sfondo di nuvole, per il parapetto, sul quale è inscritto il nome, è da ritenersi del principio del Cinquecento, nel qual tempo il Bellini non era giovine, come appare nei dipinto. (2) Ridolfi, Le maraviglie dell’arte, ed. von Hadeln, voi. I, pag. 49. (3) Ludwig e Molmenti, Vittore Carpaccio, Milano, 1901, cap. I.