248 CAPITOLO Vili. Tra i pregiudizi e gli errori, le scienze salutari incominciarono a uscire dal vuoto empirismo, per rivolgersi alla osservazione della natura e allo studio delle opere dei più celebri scienziati dell’antichità, tradotte in gran parte da patrizi veneti, che vi aggiunsero note esegetiche, e considerazioni nuove <•>. Basti per tutti Almorò Barbaro con la sua traduzione dal greco in latino della Storia naturale di Dio-scoride, e con le sue Castiga-tiones Pliniane (1492), seguite dalle Castigationes secundae (1493), nelle quali sono emendati Naturalis historiae libri di Plinio. Innanzi che a Padova si piantasse il primo orto botanico del mondo, a Venezia, accanto a qualche palazzo patrizio, verdeggiava un piccolo orto botanico, nel quale i medici potevano passare dalla lettura dei libri all’osservazione della natura, giovandosi dell’uso dei semplici. Ma di quei medici pochi sono i nomi che vivono ancora nella memoria dei posteri. L’esercizio dell’arte salutare doveva però esser lucroso se, fra i medici del secolo XV (2), il riminese Jacopo Suriano accumulò tali ricchezze, da farsi costruire due palazzi, uno ai Santi Gervasio e Protasio, l’altro sul rio della guerra, e da farsi erigere un mausoleo, squisita opera d’arte, nella chiesa di Santo Stefano. Nel Cinquecento ebbero molta rinomanza Niccolò Massa, veneziano, morto a ottanta-quattro anni nel 1569, il nipote di lui, Apollonio Massa, Alessandro Benedetti di Le-gnago <3), Benedetto Riccio, che nel 1555 illustrò Avicenna, Ambrogio Leone da Nola Perchè se Mamugnà ha fatto l’oro che è stà visto toccà da sti signori, no xe certo decoro, che per la strada i putti i barcauoli e tutti ghe parli drio le spalle in so vergogna, anzi che farghe reverentie e honori e stimarlo bisogna, che si se vede Instmttl i homeni a honorar quel che ha danari, quel che fa soldi di esser tegnù cari. Ma me vien ditto che ghe ne fa puochi, (1) A. Ferriguto, Almorò Barbaro cit., pag. 240. (2) Bernardi, Del Collegio med. e chir. e deirarte chir. in Ven., Venezia, 1897, pag. 2. Altri medici del secolo XV: Giovanni Caldiera, Pietro di Tom masi, Giovanni Marcanova, Battista Opizone, Pietro Roccabonella, che scrisse sugli aforismi di Ippocrate, Niccolò Gupalatino, Pietro Barbo da Pola, Antonio Zeno, detto Policola, autore di un libro De humana natura, Giorgio da Monferrato, Giandomenico Negro, excellens medicinae doctor, come si legge in un privilegio di stampa del 1492. (3) 11 Benedetti insegnò anatomia a Venezia e fu medico degli eserciti della Repubblica contro Carlo Vili. Fu vergognosa la sua fuga da Venezia nella peste del 1575. Scrisse, fra altro, Diaria de bello Carolino (Venetiis, 1494). Cfr. Massalongo, Aless. Benedetti, Venezia, 1916. un ospedale. (Dal « Legendario dei Santi • di Jacobo da Varagine). - -«Li chel spende manco, chel no dona niente, che chi die haver capocchi resta senza speranza, chi ha credito el ghe avanza, chil zuoga, chil no perde, chil vadagna i miera de ducati allegramente.... SI che concludo dubitando assai per tanti contrasegni, che no sia per deventarghe mai oro l’arzento vivo, anzi che lu sia privo del miracolosissimo secreto.... TRE ASTROLOGHI. (Dal Macroblo ■ In somnium Scipionis expositio », Venezia, 1500).