LA PITTURA NEL PIENO FIORE ECC. 127 notto, autore di due quadri nel palazzo dei camerlenghi, Matteo Ponzone, non volgare artefice <*>, e i fratelli Francesco e Gregorio Miroseo, figli di Luca da Sebenico, che vivevano agiatamente nella contrada di Santa Sofia <2>. Il croato Giulio Clovio(n. 1490) ebbe un protettore benefico nel Cardinal Grimani. Specialmente di Germania giungevano, oltre ai mercanti, i pittori, gli scultori, gli orefici, gl’intagliatori, i tipografi in così gran numero, da formare scuole e confraternite proprie (3). Si deve agli ospiti tedeschi se la stampa, invenzione germanica, divenne squisita arte veneziana (4). Nel 1469, dopo soli quattro anni dalla pubblicazione del primo libro stampato in Italia, usciva dai torchi di Giovanni da Spira il primo libro stampato a Venezia La tipografia, che diviene in breve floridissima, va considerata nel (1) Mariegola della scuola di S. Giorgio degli Schiavoni, Arch. di Stato, Provv. di Comune, reg. P. Sest. di Castello, t. 1. c. 179. Forse lo Zuccato, gastaldo della scuola degli Schiavoni, è Sebastiano Zuccato, autore di un povero dipinto, ora al museo Correr, e creduto il primo maestro di Tiziano. L’altro gastaldo, Francesco De Dominicis, miniatore, aveva bottega a San Giuliano all’insegna del Tempo, ed era parente di un altro dalmata, Stefano Cernotto dell’isolaJd’Arbe, morto prima del 1543. Di Matteo Ponzone è un quadro, San Giorgio a cavallo, per l’altare degli Schiavoni in San Giovanni del Tempio. Il quadro è ora nella chiesa della Madonna dell’Orto. (2) I testamenti dei due fratelli Miroseo dànno qualche luce intorno ai Dalmati, che per fuggire la vicinanza molesta dei Turchi cercavano ospitalità nell’amata Venezia. Francesco Miroseo, col suo atto di ultima volontà del 17 agosto 1535, nomina erede universale la sua carissima consorte Julia, dispone di alcuni legati a favore di suo fratello Gregorio e di una sua nipote, e lascia « al suo lavorante e compare Thodaro la sua capa niova et tutte le cose che aspettano ala « arte di pictura, exceptuando li disegni vendareschi ». La cernita, la stima e la vendita dei disegni sono commesse a uno dei testimoni presenti, Sebastiano Serlio, il famoso architetto, che dimorò qualche tempo a Venezia e in Dalmazia, stringendovi cordiali amicizie. (Arch. di Stato, Sez. Not., Atti not. Carlo Bianco, n. 394, B. 79). L’altro Miroseo, il miniatore Gregorio, nel suo testamento (25 luglio 1539) si dichiara ascritto alla scuola di San Giorgio degli Schiavoni, e vuole essere sepolto nelle arche di San Giovanni del Tempio. Lascia le sue poche sostanze alla consorte Urania, e a Gasparo e Felicita, figliuoli naturali, ma — come egli afferma — siano come siano, li voglio come legittimi, quali amo cordialmente, come è il dovere. Si rammarica poi di non poter beneficare altri congiunti, giacché i beni posseduti dalla famiglia in Dalmazia erano stati danneggiati per le ruine che sono seguite per li perfidi Turchi. (Arch. di Stato, Sez. Not., Atti not. Marino Bondio, n. 165, B. 642). (3) Simonsfeld, Der Fondaco dei Tedeschi in Venedig, Stuttgart, 1887, II. (4) Ibid., II, 287. (5) Il primo libro stampato in Italia fu il Donatus prò puerulis, uscito nel 1465 dal cenobio benedettino di Santa Scolastica in Subiaco, per opera di due artefici tedeschi, Corrado di Schweinheim e Arnoldo Pannartz di Praga, i quali nel 1467 passarono a Roma, e nel palazzo Massimo pubblicarono le Epistolae ad familiares di Cicerone. Del 1469 è la edizione di Venezia delle Epistolae di Cicerone per Giovanni da Spira. Nello stesso anno si pubblicava a Milano il De significatione verborum.