130 CAPITOLO V. indiscreto del vino, proclive per indole alla satira, esagera certamente quando descrive il padrone di casa, il Torresani che, di altro non avendo cura se non di far quattrini, versava acqua nel vino, comperava il frumento guasto per fare il pane, dando talvolta per nutrimento agli operai semplice lattuga e agli ospiti un brodetto di carne di vacca e del cacio duro come un macigno. Pur tra le esagerazioni, il dialogo del filosofo olandese ci mette vivi dinanzi quegli uomini operosi che, tra la splendida società veneziana, vivevano in consuetudini di modestia e di parsimonia. Dice Erasmo di aver sofferto, oltre la fame, il freddo e il sonno. La casa, mal riparata d’inverno, era d’estate piena di pulci e di tante cimici da non lasciar dormire. Il Manuzio non può certo essere BERNARDINO LICINIO — LA FAMIGLIA DI ARRIGO LICINIO. (Roma, galleria Borghese). accusato di avarizia, e se pur fosse vissuto con tanta parsimonia, ciò tornerebbe a onore di lui, chè risparmi non fece se non per acquistare codici e manoscritti e per la sua tipografia che gli costava circa dugento ducati al mese (l). Per la devozione alla sapienza antica, che gli faceva frugar da ogni parte in cerca di qualche codice dimenticato, il Manuzio incontrò una strana e increscevole avventura. Il 17 luglio del 1506, dopo essere stato in alcuni paesi di Lombardia a ricercare e ad acquistar antichi manoscritti, se ne tornava a Venezia, insieme con un suo famiglio. Pervenuti al confine del Mantovano « i dui ho-« meni a cavallo, imbavarati, deli quali uno haveva uno penagio in el capello el quale « era rosso et verde », parvero gente sospetta alle guardie di frontiera e furono fermati sul cammino. Il famiglio, che aveva qualche conto da regolare colla giustizia, sferzò il cavallo e fuggì a precipizio, lasciando nell’imbroglio messer Aldo che fu chiuso in carcere a Canneto. 11 malcapitato scrive a Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, dolendosi (1) Firmin-Didot, Aide Manuce et V Hellénisme à Venise, Paris, 1879, pag. 227; Fulin, Doc. per servire aliasi, della tip. ven., in « Arch. Veneto », a. 1882, t. XXIII, pag. 149.