SPETTACOLI SCENICI, LA DRAMMATICA E LA MUSICA 421 Claudio Merulo, le canzoni di Giovanni Gabrieli. Non soltanto nelle dimore dei patrizi, ma anche in quelle degli artisti, dei cittadini, dei popolani si sonava e si cantava, e quando Anna di Candale, regina di Ungheria, venne nel 1502 a Venezia, la giovine sovrana, bella, piccola et dolze nel parlar, curiosa di tutte le forme più elette di godimento intellettuale, non solamente ammirò una cantata del maestro de Fossis, così da portarla con sè per ricordo, ma, non curando le cerimonie, volle esser condotta nella casa di un Via-nello a Cannaregio, dove era musiche di ogni sorte <*>. Mentre nelle sale dei palazzi s’alzavano le ballate, le cobbole, le canzonette, i rispetti, i madrigali dei musici sapienti, la musica da stanza, ancora impacciata nella fredda scolastica fiamminga, si ravvivava nei ritmi e ne’ vivaci e briosi motivi dei canti popolari al libero aere delle vie, e nelle serenate, « di che — scrive il Da Porto — la città suole « essere abbondevolissima » <2). Nelle notti stellate, lungo il canalazzo o nei rivi misteriosi si diffondevano le voci che cantavano strambotti, frottole, villanelle, e anche dolci versi di poeti, come quelli scritti dal Bembo, nel 1507 (3\ Sorgevano nella serenità agreste delle ville di terraferma, e svolgevansi giù per le sponde della Brenta in semplici accordi i rispetti, i canti a ritmo marcato, le villotte alla padovana, di cui abbiamo esempi nelle raccolte di Francesco Portinaro, di Cambio Perison, di Costantino Porta, del bolognese Filippo Azzaiolo (4). La musica, apparsa negli intervalli delle rappresentazioni sceniche, senza aver con esse alcuna relazione, incominciò ad associarsi alle rappresentazioni mimiche e recitate, come accompagnatura dei versi, o come intromessa nelle azioni drammatiche, e ne sono esempio gli intermezzi musicali di Claudio Merulo nella tragedia Le Troiane di Lodovico Dolce, recitata nel 1566. Questa novità, non veduta da tutti con piacere, perchè a detta del Trissino la musica non lasciava gustar la dottrina del dramma, trovò invece favore nel palazzo dogale. Era antico il costume che i solenni banchetti del doge fossero rallegrati da concerti di musica e da accademie di poesia, e vi è memoria che, nel 1485, Cassandra Fedele cantò versi latini Pallida è fatta la mia carne bianca, Non son più come fui per lo passato; Vieni tu, morte, e l’anima mi franca, Poiché nel sogno di cui amo manca. Il Cappelli, in un volume della Scelta di curiosità letterarie (Bologna, Romagnoli, 1868) dà il fac-simile della musica di questo madrigale. È senza accompagnamento, a quattro voci soprano, contralto, tenore e basso, in quattro parti reali e in tempo alla breve. La musica è una nenia affettuosa, con una impronta d’ingenuità, che non risente degli artifizi di contrappunto, in voga nel secolo XVI. (1) Sanudo, IV, 295, 296, 298. (2) Da Porto, Lett. stor. cit., pag. 43. (3) Bongi, Ann. di Gabriel Giolito de’ Ferrari cit., voi. I, pag. 225. (4) Fantoni, Stor. univ. del canto, Milano, 1873, voi. I, pag. 140. ¿driiq.j.ccadnètti, I -i ....... ■' *• Jmromie. j&rdciwm aitimi ; --------, Ai...... :h V .....■ v meayarnieus ite i, ti,, -p .-----4»■ , ■ A v ■ '..y .V ■ ■ * ■ oli cono cui Urici ucqi imo: Hw-------r--------m-m-----------, • —......-Lv 1—JJ_-L -------jM-.frnL----a . ; - * Nfc ^_______■ ifcBia ■ ■ *. " * cult me inuma me i zem viiiucr -«gdb-EEF~ / t * 5.....1______ * ■ ” *«ss\ A » fiqtc cypccnitnópfun tenf.j» (Jlk tu .1 s 6iìc òuió rnaijiibpilc ?2kiic le. nitcniaiCTcpcitdi B—*—« » • 'j: •Vhiiro.Fiiat =-1-1.........- -Hi ----JgLlQKXtoJ'V «______—____uuyxft&S 6uipoit miDftuao cdoce mc]v>.<©lU>-“a’ fciì^p. \ \ GRADUALE CON NOTE RICAVATE DA TAVOLETTE DI LEGNO SCOLPITE. (Venezia, Lucantonio Giunta, 1500). (Bibl. Marciana).